Sappiamo da anni che i videogiochi sono l’ultima forma di narrazione. Sono la maniera più recente di trasmettere informazioni, sentimenti, idee. I videogiochi potrebbero benissimo essere considerati media a tutti gli effetti.
La forme di narrazione si sono evolute nel tempo in modo non proprio graduale. Ci possono essere delle vere e proprie “tappe”. Tuttavia queste “tappe” hanno dovuto da sempre dipendere dall’evoluzione della tecnologia. Finchè la tecnologia era a livelli basilari, così allora lo era anche il livello d’informazione. Ogni volta che la tecnologia avanzava negli anni, allora anche i “dispensatori di idee” si evolvevano. Ma questo è ovvio.
Per fare degli esempi pratici, possiamo (anzi, siamo costretti) a prendere in esame ogni mezzo d’informazione. A partire dai più basilari, come la carta stampata, scritta però soltanto a lettere, ai fumetti, dove facevano capolino anche i disegni, per poi passare alla cinematografia, prima in bianco e nero e senza audio, a colori e con colonne sonore magistrali dopo (senza contare l’avvento del 3D), per poi giungere infine ai videogiochi.
La forma di narrazione primordiale rimane sempre la scrittura, quindi i videogiochi ne sono direttamente collegati.
I videogames alla loro nascita erano profondamente diversi da come li conosciamo ora. Semplicemente perchè volevano offrire delle esperienze diverse da quelle moderne, soprattutto per i limiti tecnologici. Se prima il videogioco erasolo gameplay, ora è anche cinematografia, ma soprattutto trama. Cos’è la trama? È un pretesto per far restare incollato il videogiocatore allo schermo, per apprezzare al meglio l’opera. Alcune volte la trama è talmente bella, appassionante e intrigante da sembrare quasi “prigioniera” dello schermo. Perchè soltanto i videogiocatori possono emozionarsi con una magnifica storia, lasciando quindi i non-gamers a bocca asciutta? È davvero difficile far avvicinare una persona al mondo dei videogames, anche se tutt’oggi siamo a conoscenza di “escamotage” per fare in modo che questo accada. Una trama ben sviluppata potrebbe esserne un esempio.
Analogamente a quanto successo con il cinema, sempre più persone stanno investendo nel mercato dei videogiochi, ma attraverso la forma di narrazione primordiale: la scrittura, dunque pubblicando libri sui videogames.
Non sempre si parla di veri e propri capolavori, ma nella maggior parte dei casi offrono altro materiale per quelli che magari potrebbero essere i fan di una saga, lasciando quindi intendere che il target d’origine è sicuramente chi i videogames li conosce già. Esistono molti tipi di libri dedicati ai giochi elettronici.
Quelli più famosi sono appunto quelli che si rifanno a saghe videoludiche molto conosciute. Celeberrima è la collana di Resident Evil, che in un certo senso “va a braccetto” con la saga cinematografica. Ultimamente inoltre stanno acquistando popolarità anche i libri dedicati a Mass Effect o a Star Wars.
Esistono poi dei libri il cui scopo è quello di spiegare la storia di alcuni videogiochi o aziende famose. Un esempio davvero meritevole è senz’altro “La Storia di Mario”, di William Audureau, che narra in maniera davvero esaustiva tutti i retroscena ee miseri che si sono creati per arrivare all’invenzione del famoso eroe baffuto Mario, un’icona dei videogiochi consciuta a livello mondiale. Oppure “La Storia Di Nintendo”, che spiega invece come l’azienda giapponese sia riuscita a scalare il successo con il passaggio da “produttrice di carte da gioco” a “produttrice di videogiochi”. Da citare il fatto che quest’ultimo titolo sia invece diviso in vari volumetti.
La maggior parte dei “libri videoludici” si limita a ripercorrere le avventure che abbiamo impersonato nel videogioco stesso. Giocare quindi il videogioco e leggere il libro non ha infatti molto senso, se qusti offrono gli stessi contenuti. Questa forma di consumismo è stata infatti messa a confronto di molte critiche, che tuttavia hanno spronato gli scrittori a offrire altri contenuti. La lettura di quei libri è quindi consigliabile a chi per esmpio si è perso un capitolo di una saga.
A fronte di queste critiche dunque sempre più scrittori, talvolta amanti dei videogiochi, si sono impegnati a offrire qualcosa di più del mero ripercorrere la storia di una saga. Alcuni libri hanno iniziato a permettere di scoprire nuovi dettagli dei propri videogiochi preferiti.
Alcune volte si tratta di “spin-off” della storia principale, dove la narrazione si concentra su fatti accaduti prima o dopo gli avvenimenti dei videogiochi, oppure contemporanemante. È questo il caso di Homefront con il libro “Homefront – La voce della libertà”.
Altre volte invece ci troviamo di fronte a storie davvero magistrali, che rappresentano la manna dal cielo per i fan di una saga. Ecco perchè bisogna citare “BioShock: Rapture”. Il libro è di sicuro uno dei migliori dedicati ai videogiochi. Sfogliando le paine si viaggerà nella storia della città sottomarina Rapture, dalla sua creazione alla sua caduta. E si scopriranno anche dettagli “esclusivi” del libro. Nulla che un fan non possa desiderare.
Non sempre tuttavia ci troviamo di fronte a libri tratti da videogiochi, ma come insegna Metro 2033, anche il contrario. Metro 2033 è un romanzo russo pubblicato inizialmente in forma gratuita e digitale in internet nel 2003. Successivamente è stato soggetto di molte pubblicazioni grazie al suo successo, tanto che la software house 4A Games nel 2010 ha deciso di pubblicarne un videogioco.
Dopo il cinema, chiaramente, non potevano mancare i libri. Ecco perchè i videogiochi DEVONO essere considerati una forma di “divulgazione di emozioni”, come gli altri media farebbero.