L’illegittimo figlio di Roma
Ryse: Son of Rome, una delle principali esclusive Xbox One al lancio della console, arriva ora anche su PC, in una versione che include tutti i DLC usciti finora e con alcune migliorie al comparto tecnico, tra cui il supporto nativo alla risoluzione 4K. Nella sostanza, però, il titolo targato Crytek, come naturale che sia, conserva tutti i difetti, già abbondantemente criticati, della sua controparte console.
Questa – è – Roma!
La storia di Ryse: Son of Rome è ambientata nel I secolo, nella Roma sotto il governo Nerone, assediata da barbari furiosi, che bramano la caduta dell’impero. Noi impersoneremo il centurione Marius, di cui ripercorreremo, tramite un lungo flashback, la storia di sangue e vendetta. La trama viene raccontata perlopiù tramite semplici cutscene, inserite alla fine di ognuno degli 8 capitoli, che fungono da collante per la narrazione. La storia, comunque, non riesce mai a catturare veramente, e a conti fatti risulta estremamente banale, scontata e stereotipata. Allo stesso modo, i personaggi sono piuttosto anonimi e destinati ad essere dimenticati in fretta.
L’età dell’oro
Solitamente, in una recensione, il comparto tecnico e grafico vengono analizzati verso la fine. In questo caso, però, visto l’impegno e il supero lavoro svolto da Crytek, mi sembra più opportuno parlare subito di questo aspetto che, del resto, sembra stato anteposto al gameplay vero e proprio anche dagli sviluppatori stessi.
Ryse: Son of Rome non è un gioco per tutti i PC, anzi, sicuramente è, e sarà per diverso tempo, un valido benchmark per testare i computer più potenti. Gli elevati requisiti hardware, però, vengono piacevolmente giustificati e ottimamente utilizzati. Merito soprattutto del motore grafico, il CryEngine, capace di offrire un impatto visivo di rara bellezza. Naturalmente, non ha neanche senso fare un paragone con la versione Xbox One del gioco, che per ovvi motivi aveva diversi limiti, che su PC vengono eliminati, fino a permettere, tra le altre cose, il supporto nativo della risoluzione 4K. Per i più curiosi, comunque, lasciamo qui sotto un video che mette a confronto la versione Xbox One e la versione PC (con impostazioni massime e risoluzione a 1080p) di Ryse: Son of Rome.
Giocando, più volte mi è capitato di soffermarmi ad ammirare l’ambiente circostante: modelli dei personaggi, volti ed espressioni facciali che sfiorano il fotorealismo, paesaggi spaccamascella, effetti di luce impressionanti, e chi più ne ha più ne metta. Il tutto, contornato da un framerate sempre stabile, che non ha mai mostrato cali evidenti, restando sempre fluido anche nelle fasi di gioco più concitate. Certo, qualche piccolo errore l’ho trovato, ma sono stati comunque casi davvero sporadici e trascurabili.
La caduta di Roma
Il tempo delle lodi, però, finisce insieme al paragrafo che descrive il comparto grafico. E questo è molto grave, dato che Ryse: Son of Rome è un action, e di conseguenza il gameplay è, e resta, la parte più importante. Il combat system, fulcro di un gioco di questo tipo, è fin troppo semplice: un tasto per attaccare, uno spezzare la guardia, uno per parare e uno per schivare. Non esiste la possibilità di eseguire combo, tutto si limita ad un attacco-parata-esecuzioni. Queste ultime, le esecuzioni, sono ciò che c’è di più simile ad una classica “combo”. Una volta indebolito a sufficienza il nemico, quest’ultimo potrà essere finito premendo un apposito tasto, che farà partire un breve QTE (Quick Time Event), che richiederà di premere al momento giusto il tasto giusto (i tasti che possono essere premuti sono solo 2: click sx e click dx). Tuttavia, falire un QTE non avrà conseguenze: l’esecuzione continuerà e andrà comunque a buon fine, e il contatore dei colpi consecutivi mandati a segno senza subire un attacco nemico non si azzererà.
Tra un combattimento e l’altro, ci saranno anche altre, poche, attività da svolgere. Ci sono diversi collezionabili sparsi nella mappa di gioco, e occasionalmente potremo comandare un piccolo gruppo di soldati, avanzando con la classica formazione a testuggine, ad esempio, oppure scegliendo come disporre i propri uomini sul campo di battaglia per difendersi dall’attacco dei nemici. Feature che aggiungono un pizzico di varietà, ma che sicuramente non bastano a scacciare quel senso di ripetitività, monotonia e noia che vi seguirà inevitabilmente per tutte le circa 5-6 ore necessarie a completare il gioco.
(per zoomare: click dx e poi “Apri immagine in una nuova scheda”)
Come si può intuire dall’ultima affermazione, la longevità non è certo il punto forte del gioco. A difficoltà centurione (difficoltà difficile), andando senza troppa fretta, ho completato il gioco in meno di 6 ore. Il tasso di sfida non è esageratamente elevato, ma in alcuni frangenti non è così facile cavarsela, quindi nel complesso richiede al giocatore un discreto impegno, probabilmente non capace di soddisfare gli hardcore gamer, ma perfetto per il videogiocatore medio. Una volta finito il gioco, si sblocca inoltre un quarto livello di difficoltà, nel quale occorre imparare a memoria i tasti da premere durante i QTE delle varie esecuzioni, dato che non appariranno indicazioni sullo schermo. Questo nuovo livello di difficoltà, insieme ai collezionabili da trovare, aumenta leggermente il fattore rigiocabilità, anche se probabilmente solo gli amanti della bella grafica o dei titoli ambientati nell’antica Roma saranno spinti a ricominciare nuovamente l’avventura.
Infine, è presente una modalità giocatore, denominata gladiatore, in cui da soli o in compagnia di un amico si potranno combattere nel Colosseo contro ondate di nemici, in una sorta di modalità sopravvivenza. La versione PC contiene fin da subito tutti i DLC, ovvero con ben 10 mappe extra e 5 skin in più. Idea certamente non da disprezzare, ma che a conti fatti non aggiunge molto, dato che soffre del medesimo difetto della campagna principale: un combat system decisamente troppo poco profondo e soddisfacente.
Romani, alle trombe!
A risollevare un po’ (troppo poco, purtroppo) il voto, per fortuna, c’è il comparto audio. La colonna sonora si adatta molto bene al contesto e all’atmosfera di gioco, alternando maestose sinfonie che accompagnano le sequenze di combattimento a melodie più calme, che fanno da sottofondo alle fasi di gioco più tranquille. Allo stesso modo, gli effetti sonori sono convincenti e ben sincronizzati. Il doppiaggio, completamente in italiano, è più che soddisfacente e riesce a trasmettere la giusta enfasi.
Ryse: Son of Rome è l'ennesima dimostrazione di quanto una bella veste grafica non basti a rendere un videogioco più appetibile. L'occhio vuole la sua parte, ma quando il gameplay è così ripetitivo e noioso da rendere le palpebre pesanti, diventa difficile anche apprezzare l'ottimo comparto tecnico. La scarsa longevità diventa, così, quasi un pregio, e il videogioco si trasforma in poco più di un buon benchmark per testare il proprio PC. Lo consiglio solo a chi ama l'ambientazione storica o a chi adora cruente, spettacolari e cinematografiche esecuzioni in HD. Anche se questi ultimi, forse, potrebbero divertirsi di più con un po' di popcorn e il film "300".
- Graficamente eccezionale
- Buon comparto audio
- Per fortuna dura poco
- Trama banale e scontata
- Combat system poco profondo
- Insufficiente varietà di nemici