EarthBound

Marcus Lindblom, membro del team di persone al lavoro sulla traduzione di EarthBound nell’ormai lontano 1994 ha raccontato in un’intervista con Polygon della decisione da parte di Nintendo di non consentire la pubblicazione di un suo libro riguardante i retroscena sul processo di sviluppo e successiva localizzazione del capolavoro di Shigesato Itoi.

In tempi recenti, dopo anni passati a seguire con soddisfazione alcuni gruppi d’appassionati di EarthBound,  il signor Lindblom ha pensato fosse giunto il momento di raccontare alcuni dei suoi ricordi ai fan con un libro, approfittando della rinnovata visibilità data al titolo grazie al suo rilascio sulla Virtual Console del Wii U.

Prima d’avviare una campagna Kickstarter per far fronte (almeno parzialmente) alle prime spese di pubblicazione, Lindblom ha provveduto tuttavia ad informare Nintendo dei suoi piani e… si è sentito rispondere un secco “no”.

Anche se non è stata fornita alcuna motivazione per la scelta della multinazionale di Kyoto, Nintendo ha fatto cortesemente presente a Marcus Lindblom di aver firmato, quando ancora impiegato della compagnia, un accordo di non divulgazione.

EarthBound

http://www.ricedigital.co.uk/

«Devo molto a Nintendo, furono per me il mio ingresso nell’industria del videogioco. Non voglio fare niente che possa essere frainteso, voglio solamente scrivere degli aspetti divertenti del gioco che penso i fan potrebbero apprezzare. Ma non ho alcuna intenzione di agitare le acque».

«Quando tradussi EarthBound gli diedi una spolverata di gusto e di humor americani, come desideravano gli sviluppatori. Non volevano semplicemente una traduzione diretta. C’erano un sacco di cose che non erano facili da tradurre e così mi venne data la libertà d’inserire nel gioco uno humor americano un po’ strambo per dare un po’ di pepe alle cose e funzionò piuttosto bene. Dopo tutti questi anni la gente lo trova ancora affascinante, ed è davvero un bene».

EarthBound

http://legendsoflocalization.com/earthbound/

Nel corso degli anni, il signor Lindblom realizzò che «esisteva una comunità di appassionati del gioco molto vasta e attiva. Più o meno un anno e mezzo fa mi recai al PAX, mi avvicinai al banchetto di Fangamer e dissi loro che avevo lavorato al gioco. Ne furono davvero sorpresi. Volevano sentirmi raccontare il mio lavoro sul gioco».

Con l’arrivo di EarthBound su Wii U, «un certo numero di persone mi chiese se avrei considerato l’idea di scrivere un libro sul gioco e sul mio processo di localizzazione. Tantissimi fan di EarthBound sono infatti anche grandi appassionati di localizzazioni».

Tuttavia, la cosa non andò come sperata. «Non ho mai avuto intenzione di far dei soldi con il libro. Avrei usato quelli ottenuti solamente per pagare i costi di pubblicazione. Era giusto qualcosa pensato per gli appassionati. M’erano sembrati ancora così appassionati dopo tutti questi anni. Pensavo che, in un certo senso, gli dovessi qualcosa».

Lindblom ha poi aggiunto: «C’erano un sacco di aneddoti che pensavo sarebbero potuti interessare ai fan, ad esempio perché un personaggio diceva quella frase o perché qualche cosa era stata chiamata in quella maniera piuttosto che un’altra. Quella era la mia intenzione: semplicemente dare agli appassionati un’opportunità per sbirciare qualche retroscena del processo di localizzazione del gioco».

L’ex-dipendente di Nintendo ha comunque negato che la compagnia stia cercando di nascondere qualcosa di controverso inerente al processo di traduzione, proponendo invece come spiegazione al mancato imprimatur di Nintendo il desiderio, tra l’altro abbastanza tipico dell’azienda, di lasciare nell’ombra il processo di sviluppo dei giochi.

«Ho chiesto loro il via libera e mi hanno spiegato che preferirebbero che lasciassi stare. Il mio obiettivo è sempre stato l’onorare il gioco, i fan e lo script di Itoi. Onorerò anche il desiderio di Nintendo di lasciar stare questo progetto di scrivere un libro, ma sono convinto che i fan meritino qualche piccola informazione in più e continuerò a parlare loro di questi aneddoti».

Daniela Rizzo
Videogioco da... sempre! Ho iniziato infatti a soli due anni su un MSX2, quando i giochi erano davvero tostissimi. E niente continue o password! Quanti Game Over, ragazzi! Ho poi scoperto Nintendo, e da quando mi hanno regalato un Game Boy Color non sono più tornata dal Mondo dei Funghi (o da Johto, o da Hyrule... beh, fate vobis!). Forse proprio perché ho iniziato su giochi già "vecchi", ho sempre nutrito una grandissima passione per il retrogaming: quando sento una melodia a 8 bit, mi sento sempre un po' archeologa! La mia serie preferita? The Legend of Zelda, che domande!

Lascia un commento