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Tokyo Twilight Ghost Hunters (PS3) – Recensione

Gatekeeper

“Dove finiamo quando moriamo?”.
“Paradiso? Inferno?”.
“Oppure continuiamo a vagare in questo mondo come fantasmi ?”.

Con queste parole si apre Tokyo Twilight Ghost Hunters, l’ibrido fra visual novel e RPG strategico sviluppato da Toybox Inc. per PS3 e PS vita uscito l’anno scorso in terra nipponica, ed arrivato da noi solo questa primavera. A questo progetto hanno collaborato anche diversi nomi di spicco dell’industria videoludica, come Tomio Kanazawa (Deadly Premonition), Shuho Imai (Tokyo Majin) e il leggendario maestro Nobuo Uematsu.

I See Dead People

Tokyo Twilight ci metterà nei panni di Ryusuke Touma (nome di default del protagonista tranquillamente modificabile), appena trasferitosi nella Kurenai Academy nel quartiere di Shinjuku.
Durante il nostro primo giorno, la rappresentante di classe Sayuri Mifune ci guiderà in un tour completo della scuola. Una volta arrivati al quarto piano dell’accademia, la ragazza ci dirà che recentemente c’è stato un suicidio inspiegabile, nel quale ha perso la vita una studentessa, e pensa che ci sia dietro un qualcosa o qualcuno, ma tutti sono troppo spaventati per indagare. Durante l’investigazione sul luogo dell’incidente, noteremo quello che sembra essere il fantasma di una giovane ragazza, e solo che pochi istanti dopo, verremo attaccati improvvisamente da uno spirito malvagio che infesta l’accademia. Fortunatamente verremo salvati dal nostro compagno di classe Masamune Shiga, che insieme ad una misteriosa donna ci aiuterà ad esorcizzare il fantasma. Finita la battaglia, la donna ci dirà di essere Chizuru Fukurai, direttrice dei Gate Keepers, un’agenzia che si occupa di esorcismi sotto espressa richiesta dei cittadini, e ci chiederà di unirci a lei.

Stairway to Heaven

Il gioco è suddiviso in tredici “track” (così vengono chiamati i capitoli), ognuno dei quali riprende il titolo di una canzone famosa come Stairway to Heaven, We will rock you, Saturday Night Special o Highway to Hell. Quasi tutti i capitoli sono autoconclusivi, tanto che l’inizio e la fine di ogni track verrà sottolineata da una opening e da una ending, proprio come per le puntate di un anime. La narrazione risulta molto veloce e piacevole, peccato però che non tutti i capitoli risultino allo stesso livello. Molti di essi, infatti, soprattutto nella parte centrale del gioco, potrebbero addirittura strapparvi qualche sbadiglio per l’eccessiva prevedibilità della storia; una cosa che non manca di certo, invece, è la varietà dei personaggi e dei fantasmi che sarà possibile incontrare: passiamo dalla classica fidanzata gelosa, a truffatori, assassini psicopatici, yakuza, maid e perfino idol.

Per quanto riguarda il gameplay possiamo dire che Tokyo Twilight possa essere scisso in due parti. La prima è di stampo classico, tipico delle visual novel: durante questa fase ci troveremo davanti a sessioni narrative, dove potremo interagire con i personaggi presenti sullo schermo attraverso le scelte multiple tipiche del genere. Contrariamente ad altri esponenti del genere Tokyo Twilight non si limita a questo, infatti introduce una sorta di sistema sensoriale composto da due ruote, attraverso le quali potremo decidere che comportamento avere con il personaggio che abbiamo di fronte: la prima serve per stabilire l’umore e sarà possibile scegliere fra: pensieroso, amichevole, romantico, arrabbiato o triste; scelto l’umore, uscirà la seconda ruota e questa volta dovremo decidere quale dei cinque sensi (gusto, tatto, vista, udito, olfatto) utilizzare. Grazie a questo sistema potremo scegliere diverse combinazioni, permettendoci così di ispezionare con molta diligenza un ambiente, stringere la mano a un nuovo compagno, tirare un pugno a chi ci sta antipatico o baciare chi ci piace. Purtroppo però il gioco non offre nessun vero tutorial per questa funzione, quindi più e più volte il risultato sarà tanto umiliante quanto divertente, perché le nostre intenzioni potrebbero venire fraintese. Uno sguardo pensieroso potrebbe essere scambiato per uno da pesce lesso o una semplice pacca sulle spalle potrebbe trasformarsi in un abbraccio un po’ troppo amichevole; se però si riescono a indovinare la maggior parte delle scelte durante un capitolo, oltre a poter reclutare nuovi membri per i Gate Keepers, potremo anche sbloccare un sesto senso che ci permetterà di vedere i retroscena del capitolo in corso.

Highway to Hell

La seconda parte del gameplay, riguarda le missioni di esorcismo, che saranno giocabili sotto forma di RPG strategico: ci ritroveremo davanti una specie di griglia che rappresenterà il nostro campo di battaglia, dove i nostri personaggi e i nemici verranno rappresentati da delle semplici freccette e ogni azione – come attacco, utilizzo delle abilità, gli oggetti e i movimenti – sarà basata sulla quantità di AP (action point) a disposizione. L’obiettivo delle missioni è quello di sconfiggere il boss; se riusciremo ad azzerare i suoi HP, la battaglia finirà immediatamente, indipendentemente dagli altri nemici. Tuttavia, le battaglia si svolgono entro un limite di turni e se non si riesce a sconfiggere il nemico principale entro il limite, la missione sarà fallita e andrà ripetuta.

La vera difficoltà delle battaglie risiede nel prevedere il luogo in cui si sposterà l’avversario così da poterlo colpire, perché a differenza di altri strategici come Fire Emblem, i movimenti dei nemici avverranno in contemporanea ai nostri rendendo gli scontri davvero frustranti e fin troppo basati sulla fortuna. Come se non bastasse, i nemici inizialmente risulteranno invisibili, nascosti dalla cosiddetta “nebbia di guerra”, e solo grazie ad alcuni oggetti o ad abilità speciali, potranno essere localizzati con una discreta precisione. Fortunatamente, prima delle battaglie è possibile piazzare diversi tipi di trappole che facilitano leggermente il tutto. Una volta completato l’episodio ci ritroveremo nel nostro quartier generale, dove avremo la possibilità di accettare missioni secondarie abbastanza ripetitive e simili tra di loro, giocare ad un gioco da tavolo chiamato Hypernatural o semplicemente approfondire il nostro rapporto con gli altri personaggi.

Rock and Ghost

Graficamente, il titolo risulta davvero molto bello, grazie a uno splendido character design e ad un particolare motore grafico denominato GHOST, acronimo di Graphic Horizontal Object STreaming, che riesce a rendere i personaggi sullo schermo quasi “vivi”. Li vedremo agire in tempo reale e, a seconda della situazione, non avverrà un cambio di immagine in stile novel, ma un più semplice e naturale movimento, come accarezzarsi i capelli o sistemarsi gli occhiali, che riesce a rendere i protagonisti di Tokyo Twilight quasi tangibili. Gli sfondi invece risultano abbastanza anonimi e poco curati.

Non si possono spendere, purtroppo, altrettanti elogi sul comparto sonoro: nel gioco è quasi assente il doppiaggio, e le uniche cose che sarà possibile sentire dai personaggi sono semplici saluti o brevi frasi. Anche la colonna sonora rockeggiante, curata da Uematsu, risulta abbastanza anonima a causa della ripetizione di poche OST perlopiù poco ispirate.

La longevità del titolo risulta invece molto buona e ci vorranno più o meno 15-20 ore per finire una prima run del gioco, non contando tutti i finali offerti e la modalità “New game+” che permette di conservare le statistiche e gli oggetti della partita precedente.