Di draghi, complotti e altri demoni…
L’Enhanced Edition di The Witcher 2: Assassins of Kings è uno di quei GDR che lasciano un segno profondo nel videogiocatore. Il modo in cui i fili della trama s’intrecciano, la spontaneità e la naturalezza con la quale si possono svolgere le quest secondarie, il comparto audiovisivo ed il gameplay, tutto, suona armonico come un’orchestra diretta magistralmente. Stilare una recensione cercando di essere il più imparziale possibile, sarà una dura impresa, perché di fronte ad un gioco della caratura di The Witcher 2 le parole, scritte o dette, non bastano a descrivere quello che solo l’esperire può determinare. Comunque si possa giudicare, questo secondo titolo della saga ad opera della CD Project RED, ha da offrire parecchio.
Sempre dalla parte dei mostri
Se c’è una morale nell’opera dello scrittore Andzej Sapkowski, a cui s’ispira The Witcher 2, è che spesso il mostro è la scusa che il cosiddetto normale usa per celare la propria mostruosità. Questa è una regola narrativa dei libri, così come dei videogames dedicati allo strigo, o witcher che dir si voglia, Geralt di Rivia, di cui noi vestiremo i panni. Dopo esser stato salvato dal nostro intervento, Re Foltest ci ha eletto a suo portafortuna personale. Così ci troviamo a seguirlo sul campo di battaglia durante l’assalto al castello di Maria Luisa La Valette, l’amante dello stesso Foltest. La baronessa, infatti, sta conducendo una ribellione contro Foltest che è determinato soprattutto a recuperare i figli illegittimi avuti dalla stessa La Valette. Vuoi per una certa simpatia nei confronti di quello sporcaccione del Re, vuoi per colpa della conturbante maga Triss Merigold, ci troviamo in questo pasticcio e, visto che ci siamo, perché non dare una mano? La situazione non dovrebbe essere delle più complesse, ma nell’aria c’è qualcosa di strano. Mentre conduciamo il Re attraverso il castello, un drago ci separa dal resto dell’esercito. Foltest, da buon sovrano, non vuole sentire ragioni e preferisce continuare verso la torre dove sono rinchiusi i frutti dei suoi lombi. Sarà proprio in quella torre che la cosa si farà seria, un attimo di esitazione, una distrazione imprevista e ci troviamo col corpo ancora caldo di Foltest tra le braccia, con la gola tagliata da un orecchio all’altro, il suo sangue che lorda il nostro farsetto e la nostra lama. Come dar torto alle guardie della scorta reale che ci conducono in catene nei sotterranei dei La Valette, marchiati come regicidi? Qui veniamo interrogati da Vernon Roche, il comandante delle Bande Blu, che, per nostra fortuna, dà credito alle nostre parole ed in segreto ci aiuta ad evadere per far luce su chi sta ordendo la congiura per cui una serie di regnanti è stata sterminata. Così ci mettiamo in viaggio alla ricerca degli assassini dei Re seguendo una pista che ci porterà sulle tracce degli Scoia’tael di Iorveth, e ci farà ricongiungere con vecchi amici come Zoltan ed il bardo Dandelion. Come al solito ci renderemo conto che gli interessi in gioco sono ben più oscuri di quanto sembrino, il potere ed il profitto tirano i fili delle marionette che accecate dal bagliore degli oren giocano a conquistare un regno costruito sulle menzogne e sull’inganno. Ed è in questo panorama che distinguere chi è il vero mostro diventa difficile.
Quando il talento può fare la differenza.
Rispetto al primo capitolo, il gameplay di The Witcher 2 è decisamente superiore e, di sicuro, meno farraginoso. Nelle fasi di combattimento la scelta della forza da imprimere nel colpo è data dalla combinazione dei tasti destro e sinistro del mouse, mentre, le dinamiche di mischia e l’efficacia delle parate e delle schivate si misura in base all’utilizzo dei talenti. Anche in questo The Witcher 2 risulta rinnovato in meglio, gli alberi delle abilità si dividono in quattro categorie, una primaria, con le abilità basilari, le altre tre sono, invece, dedicate alla spada, all’alchimia ed ai segni magici. Alcune abilità possono essere modificate tramite agenti mutageni reperibili in game e, a seconda della rarità, offrono dei bonus più o meno efficaci. La meditazione diventa finalmente utile, non solo a far avanzare il tempo o a salire di livello, ma soprattutto nella gestione dell’inventario e, visto che non si possono assumere pozioni durante i combattimenti, a prepararsi agli scontri fornendo al nostro strigo tutti gli additivi necessari per uscirne indenne o quasi. Alchimia e crafting sono bene organizzati e facili da gestire, le pozioni si creano in maniera intuitiva grazie ad un sistema che indica gli ingredienti necessari a seconda che siano o meno nel nostro inventario. Dal fabbro, invece, potremo far creare armi e armature, sempre a condizione di avere o acquistare i pezzi che servono a realizzarle. A proposito del sistema economico di The Witcher 2, invece, ci si trova un po’ sfasati, il divario tra prezzi di vendita e quelli d’acquisto è esagerato ed a volte snervante, un piccolo neo che però passa quasi inosservato. Altra chicca sono i mini giochi all’interno del titolo, tra i quali vediamo la new entry del braccio di ferro ed i classici incontri di lotta e partite a dadi. Carina anche l’idea dell’arena che, oltre a fornire un valido metodo per allenarsi ai combattimenti, offre qualche potenziamento e qualche oggetto che vale la pena sperimentare. Il fattore scelta, poi, è studiato con precisione ed ogni passo del gioco viene scandito dal nostro comportamento, che va ad influire direttamente o indirettamente sull’andamento delle cose, modificandole e facendo aumentare a dismisura la longevità di questo titolo, soprattutto se si pensa alla rigiocabilità. Gettando uno sguardo sul gameplay nel suo complesso le modifiche fatte, i contenuti aggiuntivi, non solo a livello di filmati, come le narrazioni di Dandelion tra i vari atti, ma anche l’enorme quantità di quest secondarie, The Witcher 2 Enhanced Edition diventa una valida scelta per i giocatori che, da questo titolo, vogliono trarre l’esperienza più piena possibile.
La valle del Pontar come non l’avete mai vista… né sentita.
In The Witcher 2 il salto di qualità è notevole, sia l’audio che la grafica sono estremamente rifiniti e curati in ogni dettaglio. Ma procediamo per gradi, le ambientazioni sono molto evocative, ogni cosa riflette esattamente lo spirito della storia, dal più piccolo dei dettagli a quello più significativo ogni sfumatura grafica rappresenta il tassello di un puzzle dall’architettura unica, originale e d’impatto. Lo vediamo anche nei menu, nelle transizioni che sembrano dei dipinti, nella cura dei filmati che, nella versione Enhanced, sono ancora più ricchi. The Witcher 2 è uno spettacolo per i sensi, dopo la vista, infatti è l’udito ad essere catturato da una colonna sonora che sarebbe degna di un film, i canti, le musiche, i temi incalzanti durante le fasi di combattimento, tutto combacia perfettamente mettendo di fronte agli occhi (e agli orecchi) di noi videogiocatori un universo di colori e suoni, di luci e ombre e di accenti che rendono un’esperienza completa e carica di significati.