The Elder Scrolls V: Dragonborn è il terzo ed ultimo DLC che la Bethesda ha prodotto per ampliare l’esperienza di gioco relativa a Skyrim. L’add-on porta il giocatore ad affrontare nuove sfide, varcando i confini di Skyrim per approdare nell’isola di Solstheim. Il titolo promette di offrire la possibilità di cimentarsi nell’esplorazione di un’intera isola piena di tumuli, rovine Dwemer e tanto altro ancora, così da essere un polo d’attrazione sia per i neofiti che per i giocatori navigati ed i fanatici della saga di The Elder Scrolls.
TRA LE CENERI DELLA MONTAGNA ROSSA
Non è passato molto tempo da quando i Barbagrigia ci hanno convocato a Hrotgar Alto per celebrare la venuta del sangue di drago in un’era segnata dai cambiamenti e, che noi lo vogliamo o no, la via della voce sarà parte del nostro destino in quanto Dovahkiin. Dragonborn, come spesso accade nei DLC firmati dalla Bethesda, ha inizio con un aggressione, infatti, durante le nostre peregrinazioni per Skyrim verremo avvicinati da alcuni sinistri figuri, subito capiremo che c’è qualcosa di strano, qualcosa che va oltre le vesti esotiche e le strane maschere che indossano. Dopo alcune insistenti domande, infatti, gli uomini ci attaccano inneggiando ad un certo Miraak e al ritorno del vero sangue di drago. Ci sbarazziamo di loro e perquisendo i cadaveri scopriamo che gli aggressori erano dei cultisti appartenenti ad una strana setta e che sono arrivati a Skyrim dall’isola di Solstheim. Le tracce lasciate dai cultisti ci conducono al porto di Windhelm, quì troveremo la nave che li ha trasportati, ma il mistero s’infittisce. A quanto pare tutto l’equipaggio della nave è stato colto da una strana amnesia e per paura di ciò che potrebbe accadere il capitano preferisce non tornare a Solstheim. Ovviamente sapremo essere persuasivi ed in caso contrario a Skyrim tutto ha un prezzo, così c’imbarchiamo per l’isola a nord ovest di Skyrim, qui nel piccolo insediamento minerario di Roccia del Corvo scopriremo che la situazione è ben più grave di come la immaginavamo, l’intera popolazione, infatti, sembra essere soggiogata da uno strano potere. Dove ci condurrà tutto ciò? E che ruolo copriremo in questa ennesima avventura? La decisione è solo nelle nostre mani.
GAMEPLAY
Se avete apprezzato Dawnguard, Dragonborn vi lascerà sbigottiti, per quanto le modifiche al gameplay non siano tantissime, casa Bethesda, riesce a tirar fuori dal suo cilindro un riuscitissimo DLC. L’espansione infatti ci darà la possibilità di navigare oltre i confini di Skyrim per approdare sull’Isola di Solstheim per affrontare una nuova minaccia. Sin dai primi minuti di gameplay, all’approdo di Roccia del Corvo, salta all’occhio la rinnovata varietà di armature e vestiti, chi ha già giocato a Morrowind, non tarderà a riconoscere le armature d’ossa fuse usate dalla guardia Redoran, o quelle di chitina, molto adatte per affrontare le tempeste di cenere. Gli amanti del crafting avranno di che divertirsi visto i nuovi materiali da picconare in giro per l’isola e la possibilità di costruire nuove armi e armature, come quelle in stile nordico oppure quelle ricavate dalla forgiatura dello stalhrim, un particolare minerale che si trova nei recessi di Solstheim. Non mancano le creature di cui Dragonborn è ricco, per citarne alcune abbiamo i pacifici Netch o gli insolenti Riekling, che a dorso di cinghiale attaccano gli sprovveduti viandanti, anche se i pericoli maggiori vengono dagli abomini provenienti da Apocrypha, il piano dell’Oblivion sotto il dominio di Hermaeus Mora. A quest’ultimo spetta un posto d’onore nella quest line principale del DLC, Hermaeus Mora è protagonista assoluto dalle retrovie delle nostre vicende e si attesta come tessitore arcano delle oscure trame che avvolgono l’isola di Solstheim. Ma veniamo ai tasti dolenti, tralasciando il fatto che il termine bug-free non si possa usare né per i DLC precedenti, né per Dragonborn, né per TES V in generale, la vera delusione riguarda uno degli aspetti più attesi relativi al gameplay, ovvero la cavalcatura dei draghi. In Dragonborn, infatti, usando un urlo particolare si può piegare la volontà di un drago, che ci permette così di cavalcarlo, detta in questi termini verrebbe da esultare, in realtà le cose stanno diversamente poiché la libertà del giocatore è limitata a poche e ripetitive azioni, che tramutano l’esperienza del cavalcare i draghi in una sorta di fast travel scenico, di certo un aspetto che avrebbe meritato più attenzione. Tutto sommato, però, bisogna sottolineare che riguardo a fattori come giocabilità, longevità e profondità dei contenuti il gioco si mantiene su un livello molto alto, riuscendo a farsi perdonare, o quasi, le sviste di cui sopra.
GRAFICA E SONORO
Per quanto riguarda il comparto audio/video, Dragonborn continua sulla scia positiva segnata, in questo senso da TES V. Le ambientazioni, pur discostandosi da quelle di Skyrim, forniscono un’immersione totale e rinnovata nel mondo presentato dal gioco. La cenere eruttata dalla Montagna Rossa ha ricoperto le coste di Solstheim, quindi ci troveremo ad esplorare zone semi desertiche alle quali si affiancano gli imponenti ghiacciai a strapiombo sull’oceano ed i boschi innevati rimasti immuni dalla catastrofe di Morrowind. La varietà di ambientazioni viene implementata dall’ottimo sonoro che ci coinvolge appieno nelle atmosfere di TES V, accompagnando le nostre avventure con una colonna sonora sempre coerente ed immersiva. Da questo punto di vista Dragonborn è pressoché impeccabile, riuscendo ad emozionare e coinvolgere il giocatore in maniera puntuale e precisa.