Rising Storm 2: Vietnam è il seguito del primo Rising Storm, espansione standalone di Red Orchestra 2: Battle of Stalingrad. L’ottima riuscita del titolo, sviluppato da Tripwire Interactive e Antimatter Games col supporto della comunità di modders, fu premiata nell’anno di uscita (2013) dal sito PC Gamer con il titolo di “miglior multiplayer dell’anno”. In un panorama videoludico che vede il genere degli sparatutto dominato dai due giganti Call of Duty e Battlefield, potete ben immaginare come Rising Storm sia riuscito a crearsi una fanbase alla ricerca di un’esperienza più tattica, più vera, più brutale. Dalle spiagge e dalle isolette tropicali del Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale, dove era ambientato Rising Storm, ci spostiamo quindi nella torrida e letale giungla vietnamita, dove le truppe americane combattono (o provano a farlo) i ribelli Vietcong e l’esercito Nordvietnamita.
Better run through the jungle
Già solo avviando il gioco, si viene istantaneamente catapultati all’inizio degli anni ’70, con i Creedence Clearwater Revival che cantano “Run Through The Jungle”, aspra critica al conflitto in corso. Dal menù è possibile scegliere un server per iniziare subito a giocare una partita, avviare un tutorial qualora si vogliano apprendere le basi militari del gioco (caldamente consigliato), oppure visionare le proprie statistiche e l’aspetto del nostro personaggio. Una delle novità di questo sequel è appunto la possibilità di sbloccare, salendo di livello, componenti e modifiche estetiche da poter applicare al nostro alter-ego militare, da elmetti e divise fino a tatuaggi e capigliature. Le armi, al contrario, saranno tutte disponibili fin da subito, così da permettere a tutti i giocatori di prendere confidenza con l’intero l’arsenale che il titolo ha da offrire senza limiti. Arsenale che consta di più di 30 armi storicamente autentiche che variano dal classico fucile automatico M16, al mitragliatore pesante M60; dal Type 56 (copia cinese del sovietico AK-47) al lanciarazzi RPG-7. Per la prima volta nel franchise sono stati inoltre inseriti dei mezzi di trasporto, ovvero ben 3 elicotteri: l’UH-1H “Huey” per il trasporto truppe, l’OH-6 “Loach” per la ricognizione e il mitragliamento, e infine il possente elicottero d’assalto AH-1G “Cobra”, una vera e propria fortezza volante. Non è escluso che possano arrivare anche mezzi corazzati di terra, chissà.
Rimane inalterato invece il sistema delle classi, che prevede la divisione dei ruoli all’interno dello squadrone. Fucilieri, mitraglieri, cecchini, genieri, scout…ogni soldato ha il proprio ruolo e di conseguenza un’equipaggiamento adeguato e svolgerlo. C’è da dire che, purtroppo, spesso e volentieri si andrà a far parte della folta schiera di Fucilieri, la classe base del gioco, visto che le classi più particolari (con il cecchino tra le più ambite), contando solo 2 posti, verranno immediatamente occupate. Tra le classi è presente una novità: il Radioman, una classe sicuramente complessa che prevede grande coordinazione con il comandante di fazione. Compito del Radioman è fornire una postazione radio mobile (altrimenti presente vicino allo spawn) che permetta al Comandante di poter ordinare attacchi di artiglieria o dispiegamento di rinforzi attraverso la radio senza rimanere troppo distante dalla linea del fronte.
Se la coordinazione tra Radioman e Comandante è indispensabile, lo è anche tra il Comandante e il resto della fazione. 64 giocatori per parte divisi in squadre da 6 uomini, ciascuna con il proprio capo squadra. Comunicare, decidere gli obiettivi da assaltare e muoversi in gruppo è chiaramente fondamentale per riuscire a sopravvivere. Si, perchè solamente riuscire a rimanere in vita può essere considerato, specie durante le prime ore, un traguardo. Vi ritroverete spesso non capire esattamente dove andare, a vagare in campo aperto, per poi venire eliminati senza pietà da un proiettile vagante, o da un cecchino nemico. Proprio quando sarete sotto fuoco nemico dovrete imparare a gestire il sistema di soppressione, elemento classico di Rising Storm: quando i proiettili fioccheranno vicino a voi, o quando i colpi di artiglieria cadranno troppo vicini alla vostra posizione, lo schermo si annebbierà, simulando lo stress subito in combattimento. Movimenti e mira saranno imprecisi per cui l’unica cosa da fare sarà trovare riparo per poi tentare di rispondere al fuoco.
Born to Kill
Attualmente Rising Storm 2: Vietnam conta 8 mappe, giocabili nelle tre modalità previste: la nuova Supremazia, che riprende il concetto di Conquista su Battlefield, con i due schieramenti che devono contendersi diversi obiettivi all’interno della mappa; Territori, modalità classica che invece prevede l’avanzamento di una fazione attaccante attraverso la cattura di punti di controllo protetti dalla fazione in difesa; e infine Schermaglia, un’altra nuova modalità con squadre da 16 giocatori che si affrontano in combattimenti in spazi ristretti dove tattica e coordinazione avranno un ruolo ancora più cruciale. Ciascuna di queste modalità è giocabile su precise mappe, ognuna delle quali è realizzata con grande attenzione e qualità, spaziando dalla giungla alle risaie, dalla sanguinosa collina di Hamburger Hill, alla città di Hue.
Citando gli sviluppatori i combattimenti sono volutamente “asimmetrici” per risultare il più possibile realistici e autentici. L’esercito americano, così come il Corpo dei Marines, vantava un equipaggiamento e un arsenale decisamente all’avanguardia, rispetto ai Nordvietnamiti e ai Vietcong, spesso armati “alla buona” con fucili datati e malfunzionanti. D’altra parte la fazione indigena godeva di un’ottima conoscenza del territorio, e riusciva a sorprendere le truppe americane con trappole e tunnel che permettevano agguati e imboscate mortali. Tutto ciò è stato ricreato in Rising Storm 2, obbligando quindi il giocatore ad adattare il suo stile di gioco in base alla fazione cui prenderà parte: sfrutterete la potenza distruttiva del Napalm o le subdole trappole vietnamiti? Porterete morte dal cielo con elicotteri e bombardamenti, o vi rintanerete nel sottosuolo pronti a sbucare alle spalle dei GI?
Tecnicamente parlando…
Grazie Tripwire abbiamo ricevuto numerose key che ci hanno permesso di provare il gioco sia nelle fasi finali della closed beta che nelle primissime fasi di lancio. Rising Storm 2: Vietnam è stato testato sulla seguente configurazione:
- CPU Intel Core i5 6500 @ 3.2GHz
- 8Gb RAM DDR4
- GPU Gtx 970 4Gb
- W10 Pro, risoluzione schermo 1920×1080
Non possiamo nascondere una nostra iniziale preoccupazione durante le fasi di test della beta: nonostante la qualità grafica non sia al passo coi tempi, il titolo stentava a girare fluidamente anche a settaggi molto più bassi di quelli previsti per i nostri requisiti. Abbiamo invece assistito a un consistente e costante miglioramento delle prestazioni in fase di sviluppo che ci ha permesso infine di testare in maniera stabile e soddisfacente il titolo, con un frame rate che varia tra i 55 e 62 fps con i settaggi quasi maxati. Ribadiamo che sebbene il colpo d’occhio sia positivo, ad un’analisi più accurata la qualità grafica non supera di molto quella del primo Rising Storm, titolo del 2013. Peraltro non dubitiamo che ottimizzando ancora di più il titolo si potrebbero raggiungere prestazioni ancora più elevate. Resta però il fatto che la mole di dati da gestire su mappe così complesse e ampie è notevole, e quindi non possiamo dire di essere insoddisfatti. Permangono alcuni bug soprattutto in fase di spawn, e talvolta si nota una poca reattività (se non una vera e propria assenza) di alcuni comandi. La colonna sonora, a partire dal menu principale, è ottima e ben ispirata, così come gli effetti sonori di armi e esplosioni, molto migliorati dalle prime fasi di testing.