Visual Concepts e 2k conquistano l’anello…di nuovo!
Con la regular season ormai alle porte non potevo far altro che provare con mano il nuovo simulatore cestistico di Visual Concepts e 2k Australia. Dopo una quindicina di ore circa spese su questo fantastico titolo posso dire di aver solo “assaggiato” una piccola parte di tutto ciò che NBA 2K15 ha da offrire. Ma andiamo con ordine.
Tutto pronto: palla al centro
Appena inserito il disco nella console avrà inizio una lunga installazione, mascherata però con maestria attraverso una partita introduttiva, con musiche di sottofondo al posto della telecronaca (l’ottima colonna sonora è curata da Pharrell Williams), che comincerà subito a farci respirare l’odore del parquet. Già da questi primi minuti possiamo notare come Visual Concepts si sia davvero superata: nonostante gli ottimi risultati ottenuti con lo scorso NBA 2K14, la software house statunitense ha davvero sfiorato il fotorealismo con questo capitolo: giocatori realizzati con cura maniacale, movimenti personalizzati per ogni cestista, inquadrature e movimenti di camera più realistici che mai, dati e statistiche aggiornati in base agli eventi reali. Nota di demerito per la completa mancanza di un tutorial iniziale: l’ipotetico giocatore novellino si ritrova quindi buttato nella mischia senza la minima idea di cosa fare e soprattutto come farlo. In suo soccorso vi è nel menù la sezione comandi, dove viene spiegata molto dettagliatamente l’incredibile mole di movimenti e tasti da ricordare e, in più, la sezione 2K University, dove verremo introdotti nei fondamentali da giocatori del calibro di Paul George, Kevin Durant e Stephen Curry. Se ciò da un lato è positivo, in quanto denota un grande impegno nel voler permettere al giocatore la più grande libertà di controllo possibile sulla sua controparte virtuale, dall’altro dimostra la necessità quanto mai evidente di un buon tutorial (magari in sostituzione alla partita introduttiva) che permetta anche al più “nabbo” dei cestisti virtuali di ripetere e memorizzare quantomeno i movimenti di base, ma su questo torneremo più avanti. Conclusa la partita, e quindi l’installazione, avremo finalmente la possibilità di creare il nostro player personalizzato.
L’editor è davvero ben realizzato e saremo in grado di personalizzare qualsiasi aspetto del volto, comprese imperfezioni della cute, asimmetrie facciali e cicatrici. Da amante della barba devo fare un plauso personale a Visual Concepts per averla realizzata con precisione e realismo mai visti prima d’ora. Meno esaltante è invece la feature “Face Scan”, che permette a noi players reali di “metterci la faccia” e, attraverso l’uso della Playstation 4 Camera, ricreare virtualmente il nostro bel faccino. Un’idea interessante che non è però esente da qualche problema di realizzazione ma che non inficia assolutamente l’esperienza di gioco.
Modalità per tutti i gusti
Uno dei tanti punti di forza di NBA 2K15 è sicuramente l’incredibile quantità di cose da fare, che aumentano la longevità di un titolo già di per sè immenso in quanto pensato per “durare” almeno un intero anno. Novità rispetto agli anni scorsi è la presenza della modalità chiamata La Mia Lega, dove saremo impegnati a creare una lega personalizzata, scegliendo a piacimento le squadre che potranno partecipare (è tra l’altro possibile far gareggiare nello stesso torneo squadre di NBA e squadre di Eurolega, che in questo capitolo sono diventate ben 25), e intervenendo su molti altri aspetti come per esempio il tetto ingaggi o il numero di partite. Poi vi sono le tre modalità classiche della saga: Il Mio GM, in cui vestiremo i panni di un vero e proprio General Manager NBA. Dopo aver scelto la squadra per la quale vogliamo lavorare (ciascuna di esse ha parametri, obiettivi e volontà presidenziali diverse), avremo un breve colloquio con il presidente che ci spiegherà con molta calma che i risultati saranno la chiave di accesso per la nostra conferma per gli anni successivi. In quanto GM i nostri compiti saranno prevalentemente gestionali: dovremo assicurarci che la squadra sia performante, ponendo la nostra attenzione sulla frequenza degli allenamenti, i risultati delle partite , il morale dei giocatori e le cessioni. Inoltre, con l’introduzione dei dialoghi, potremmo dire la nostra, in maniera limitata, riguardo diverse questioni, come i rapporti con i media nonchè le voci e i rumors di spogliatoio. Scegliere la risposta giusta sarà indispensabile come effettuare una buona gestione finanziaria delle risorse. Se il lato gestionale non vi affascina, ma desiderate diventare l’astro nascente dell’NBA, per voi c’è la modalità La Mia Carriera dove, nei panni del vostro alter-ego cestista, dovrete farvi strada a suon di risultati nel difficile mondo del basket professionistico. Utilizzando il player che abbiamo creato in precedenza potremo scegliere caratteristiche fisiche e ruolo del nostro cestista e inoltre selezionare la squadra “d”arrivo”, ovvero la franchigia che rappresenta per noi il raggiungimento del sogno di una vita. A differenza dello scorso anno, il nostro protagonista verrà scartato ai Draft ma riuscirà a ottenere un contratto di 10 giorni nei quali dovrà convincere la dirigenza di aver fatto la scelta giusta puntando su di lui. Il nostro agente ci proporrà diverse squadre che avranno un diverso grado di interesse nei nostri confronti, maggiore esso sarà, minore saranno gli sforzi che dovremo fare per essere confermati. Nel nostro percorso saremo accompagnati da un mentore, un giocatore più anziano della squadra che ci sosterrà e ci guiderà. Durante le cut-scenes avremo dei brevi dialoghi con lui, nei quali potremo scegliere però solo tra due alternative, una conciliante e una arrogante e spavalda. Scelta povera e spesso obbligata (siamo un novellino in prova di fronte a un pro, vogliamo davvero sfidarlo e farcelo nemico fin da subito?) ma d’altronde stiamo giocando ad un gioco sportivo, non di certo a un GDR. Raggiunto un certo livello di esperienza e fama potremmo chiedere di essere ceduti, potremo firmare contratti con sponsor maggiori e addirittura lanciare la nostra linea di scarpe. Anche il sistema di crescita del giocatore è stato sostanzialmente rivisto: i molti parametri migliorabili sono stati raggruppati in sei macro-categorie (tiro in sospensione, realizzatore da dentro, atleta, playmaker, rimbalzista e difensore). In questo modo non sarà più possibile personalizzare totalmente le abilità del nostro atleta ma la scelta dei ragazzi di Visual Concepts non è del tutto sbagliata: in questo modo ogni giocatore crescerà in maniera decisamente più equilibrata e realistica, garantendoci prestazioni sufficienti in ogni parte del campo. Potremo inoltre gareggiare con la nostra promessa nella modalità Il Mio Parco che ci vedrà scontrarci in mini-partite ai 15 in campetti di strada contro altri players reali e guadagnare cosi piccoli bonus delle statistiche e vari gadget.
Infine, per chi non si accontentasse delle opportunità offerte dall’offline, vi è la modalità MyTeam, nella quale potremo costruire la squadra dei nostri sogni attraverso l’apertura di pacchetti (sia con valuta di gioco che con soldi reali) o, novità di quest’anno, attraverso la compravendita in tempo reale dei giocatori, un po’ come accade per il FUT di FIFA. Purtroppo però la struttura online di NBA 2K15 sembra non essere al passo con la qualità di questo titolo: effettuare partite risulta difficoltoso e talvolta impossibile a causa dell’instabilità dei server. Speriamo quindi che 2k sia già al lavoro per migliorare la qualità del servizio.
Tornando al parquet…
Se è vero che l’ampiezza delle possibilità offerte da NBA 2K15 è sconfinata, non dimentichiamoci che però sostanzialmente tutto si risolve in un’unica variabile: il match. Ogni incontro è infatti gestito e presentato in maniera assolutamente ineccepibile. A mascherare il caricamento iniziale vi sarà un pre-partita a cura di Ernie Johnson e Shaquille O’Neil in cui verranno presentate le squadre che si affronteranno e i loro punti forza. L’introduzione al campo e l’ingresso dei giocatori è come sempre realizzato in maniera magistrale, il tutto accompagnato da una telecronaca in lingua originale intelligente e con un buon numero di frasi a disposizione. Novità di quest’anno la presenza delle cheerleaders che propizieranno l’inizio della seconda metà di gioco di ogni game.
Il gameplay, sebbene già solido e senza pecche di rilievo, risulta ulteriormente migliorato, con i giocatori che si muovono intelligentemente sul campo, collisioni realistiche, movimenti fluidi e senza “scatti”: si ha davvero la sensazione che, senza un’interfaccia grafica “da videogame”, scorgere al differenza tra reale e virtuale sarebbe davvero difficile. Tra le ulteriori novità vi è il sistema di tiro, semplificato rispetto all’anno scorso, che non obbliga più il giocatore a studiare i movimenti di ogni singolo tiratore: ai piedi dell’uomo da voi controllato apparirà invece un indicatore a forma di semicerchio che in fase di tiro si riempirà. Qualora lo fermiate alla metà esatta del semicerchio, la riuscita del tiro sarà assicurata. Qualora lo manchiate di poco, le probabilità di realizzazione saranno commisurate alla vostra imprecisione. Infine, se l’indicatore si colorasse di rosso, non avrete alcuna possibilità di segnare. La velocità con cui l’indicatore si riempe è determinata da molti fattori diversi come l’abilità del tiratore, la distanza da canestro, la zona in cui si trova (ogni giocatore ha delle “zone calde”, in cui la sua percentuale di realizzazione è più alta), la marcatura del difensore e molti altri, rendendo così necessario scegliere con precisione il momento e l’uomo con cui andare a canestro.
La IA inoltre sembra davvero migliorata, con giocatori che creano spazi, aspettano pazientemente il tempo giusto per la giocata e rispettano le marcature. Anche alle difficoltà minori ci darà filo da torcere, punendo ogni esitazione in difesa e ogni errore in fase di attacco, punizione a volte eccessiva e irrealistica dato che le squadre avversarie saranno simili a dei robot infallibili, realizzando il 95% dei loro tentativi, anche a difficoltà minima. Diventa quindi indispensabile conoscere e sfruttare l’intera gamma di comandi e movimenti messi a disposizione dal gioco. Grande importanza viene data allo stick destro che grazie al sistema Pro Stick, ci permetterà di controllare finte, movimenti, passaggi e tiri con il semplice movimento dell’analogico. Scelta che però fa storcere il naso a molti: spesso, presi dalla foga dell’azione, il movimento dello stick destro non è preciso, facendo quindi tentare tiri non voluti o entrate chiaramente forzate. E’ chiaro che la decisione di Visual Concepts è basata sulla versatilità che uno stick può avere nei confronti dei tasti, e che in questo modo diventa possibile gestire un più ampio schema di movimenti. Ma per fare ciò è necessaria veramente molta pratica in quanto le prime partite, proprio per questo motivo, possono risultare frustranti anche per i giocatori più navigati, che si trovano in una situazione di “vorrei ma non posso” in quanto limitati da dei comandi non proprio intuitivi. Dopo qualche ora di gioco (e qualche soda batosta) però, ecco che si iniziano a comprendere le dinamiche, a dominare i movimenti, a “entrare in palla”, ed è proprio allora che il gioco dà il meglio di sè.
Provare per credere