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Far Cry 3 (PS3) – Recensione

Fare una recensione non è mai facile e, in questo caso, lo è ancor meno, perché Far Cry 3 è forse uno dei migliori FPS del 2012, caratterizzato da una forte componente di libertà e da un apparato psicologico che, nascondendosi dietro la semplicità, riesce a risucchiare il videgiocatore in un vortice di violenza e follia, dove a regnare sovrana è l’immagine di sé e il suo opposto. Per farsene un’idea, basti pensare al menù del gioco, composto da due immagini speculari che a tratti ricordano gli emisferi del cervello e a tratti le macchie di Rorshach. Il merito di tutto questo va al lavoro della Ubisoft che, per quasi un lustro, ha lavorato alla realizzazione del gioco con dedizione, un po’ per fare ammenda degli errori commessi col secondo capitolo della serie. Anni ben spesi, a giudicare dal risultato.

NELLA TANA DEL BIANCONIGLIO

Alcuni vedono nella semplicità un modo banale per risolvere le cose; altri, invece, riescono a fare della semplicità il modo per catturare più facilmente la propria preda. È il caso di Far Cry 3: in molti hanno guardato alla trama con sufficienza, senza indagare a fondo ciò che si cela dietro l’apparenza.

Tutto ha inizio in maniera spensierata. Il nostro personaggio, Jason Brody, si trova in una situazione usuale: un gruppo di amici, una spiaggia, il sole, l’oceano, le notti bianche in discoteca e qualche drink di troppo. Una vacanza perfetta, fino al fatidico lancio col paracadute che ci riporta irrimediabilmente a terra. Di colpo tutta l’atmosfera è cambiata, qualcosa è andato storto, è buio, una corda ci serra i polsi e nella cella di bambù non c’è spazio per volare. Tutta quella gioia e quella spensieratezza sono finite nelle mani di Vaas e del suo gruppo di pirati e schiavisti. È così che prendiamo coscienza, nel riflesso di lucida pazzia dei suoi occhi, che siamo spacciati. Per fortuna, con noi c’è Grant, nostro fratello maggiore, nonché marines in licenza. Grant è un duro e lo dimostra quando, con sangue freddo, rompe il cranio alla guardia, aprendoci una via di fuga. Presto, però, impareremo che la libertà si paga a caro prezzo, infatti Vaas, scoperta la tentata evasione, prima uccide Grant, poi, divertito dall’omicidio, ci dà qualche secondo di tempo per scappare, scagliandoci dietro il suo esercito, in una sorta di sadico gioco. Spinti da un innato spirito di sopravvivenza,  ci lanciamo in una folle corsa nella giungla, tra fischi di proiettili e poco rassicuranti ringhi canini. Arriviamo ad un malandato ponte di corda, lo attraversiamo, sembra quasi fatta, ma un elicottero lo crivella di proiettili, facendoci rovinare in acqua. Perdiamo i sensi e al nostro risveglio, siamo  in una capanna, sul nostro braccio intorpidito, un uomo sta incidendo un tatuaggio. Scopriamo che il misterioso tatuatore è Dennis, un soldato che si è unito alla tribù dei Rakyat e che ci ha portati in salvo nel villaggio di Amanaki. Ci si para davanti una strada dura, intraprendere il cammino del guerriero e attuare la nostra vendetta, ma riusciremo a guardare nell’abisso senza esserne cambiati?

GAMEPLAY

Parlando di Far Cry 3, follia e sopravvivenza, sono le due parole più calzanti, entrambe si riflettono non solo nella trama, ma ne pervadono lo spirito fin dentro al gameplay. Per quanto riguarda la follia, questa si vivifica nell’azione sfrenata e incalzante, badate bene, indipendentemente dal vostro approccio stilistico al gioco avrete a che fare con situazioni limite, molto forti. Far Cry 3, inoltre, è un gioco visionario e psichedelico, al quale ci si abbandona come ci si abbandonerebbe ad un sogno. Aprendo le porte della percezione, ci troveremo, infatti, ad affrontare non solo pirati e mercenari, ma anche i demoni personali di Jason Brody. La seconda componente,  quella che riguarda la sopravvivenza, trova espressione nelle abilità (o perk) che si sbloccano giocando. Come vedremo, per sopravvivere a Rook Islands e alle sue mille insidie, dovremo scalare torri, agire nell’ombra e diventare abili cacciatori. La caccia ha un ruolo centrale perché grazie ad essa, potremmo ampliare il nostro inventario, usando le pelli degli animali uccisi per costruire borse, cartuccere, faretre etc, via via sempre più grandi, dando modo a Jason di disporre di tutti i mezzi per cavarsela. Quello che colpisce è come la grande libertà nel freeroaming, sia allo stesso tempo utile alla crescita del personaggio che accumulando esperienza, diventa più forte e, di conseguenza, sbloccando i perk, riesce ad utilizzare delle combo che renderanno più spettacolari (e cruenti) i nostri assalti, cosa che ci fa perdonare la ripetitività di alcune azioni. Parlando di freeroaming non si può evitare di menzionare i minigiochi. Per necessità monetarie, o più semplicemente per puro divertimento, potremo intrattenerci  in gare di vario genere, partite a poker e prove con le armi da fuoco. A proposito di queste ultime, Far Cry 3 ce ne offre una miriade, ben 39 armi di vario genere, per soddisfare ogni tipologia di giocatore.

GRAFICA & SONORO

La grafica di Far Cry 3 è varia, così come la tipologia di luoghi esplorabili. La Ubisoft, in questo ha fatto centro pieno, riuscendo ad offrire al videogiocatore un’esperienza graficamente piena, varia ed immersiva. Ogni ambiente è studiato e caratterizzato in maniera quasi impeccabile, peccato, purtroppo per qualche glitch  qua e là. Nonostante ciò, la qualità grafica resta comunque elevata e lo si può vedere negli oggetti in lontananza, negli specchi d’acqua, negli scenari di sfondo e nel mutare della luce al cambio del ciclo giorno/notte. Per quanto riguarda il sonoro le musiche svolgono bene il loro compito, ma quello che bisogna sottolineare è che il lavoro del team di doppiatori italiani è stato seriamente impeccabile. La resa dell’audio restituisce la stessa credibilità e la stessa immersione che si potrebbero avere in lingua originale, davvero un ottimo lavoro che va ad incrementare la godibilità di questo titolo.