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akiba's beat (PS4) - Recensione

Akiba’s Beat è il seguito spirituale della serie Akiba’s Trip, folle jrpg che ci porta nella cosiddetta città elettrica con lo scopo di liberare le strade dai vampiri che le infestano, spogliandoli dei loro vestiti. Per quanto folli e spesso senza senso i titoli della serie sono sempre riusciti in qualche modo ad intrattenere il giocatore grazie al loro no sense e alle citazioni spesso al limite del copyright, ma soprattutto per merito del quartiere protagonista, che è sempre stato riprodotto quasi alla perfezione, in modo che riuscisse a trasmettere sensazioni molto simili a quelle che si provano quando si passeggia per le sue vie.

Ed eccoci qua qualche tempo dopo con questo nuovo “Akiba”, che si distacca del tutto, o quasi, dai precedenti titoli per offrirci una nuova visione del famosissima Akihabara.

Domenica è sempre Domenica

Akiba’s Beat ci mette nei panni di Asahi Tachibana, uno degli autoproclamati Neet, che passa le sue giornate a giocare ai videogiochi e guardare anime. Durante una domenica come le altre, il nostro caro Asahi, diretto ad un appuntamento con un suo amico, si rende conto che la stazione Akihabara ha qualcosa che non va. È ricoperta da degli enormi altoparlanti ma nessuno, a parte lui, sembra farci caso. Parecchio confuso dalla situazione il giovane viene anche approcciato dall’esuberante Saki Hoshino che lo trascina, con l’inganno, nel Delusionscape della stazione, un luogo che trascende i confini della realtà.

I Delusionscape sonola destinazione di alcune persone che hanno “firmato” un contratto con il misterioso Kanon, riescono a realizzare i propri sogni distorcendo la realtà, e influenzando il mondo reale cambiandone alcuni aspetti. L’ingrato compito di dover “chiudere” questi dungeon ricade come prevedibile sulle spalle del protagonista e del suo party, che man mano si amplierà nel corso del gioco. Le sorprese per il nostro svogliato neet non finiranno qui infatti: oltre alla minaccia dei Delusionscape, dovrà anche trovare un modo per uscire del loop temporale che si è creato intorno alla città elettrica che è ferma costantemente in un’infinita domenica.

La trama di Akiba’s Beat è un miscuglio mal riuscito di troppe idee che risulta in molti momenti quasi soporifero mentre in altri fin troppo forzato. Tralasciando i vari cliché legati ai personaggi o ad alcune situazioni, quasi nulla della storia riesce a convincere visto che anche le sezioni in stile visual novel tendono a perdersi per la via con una serie di dialoghi superflui, portando dopo neanche qualche ora nell’abisso della noia e della ripetitività.

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Neanche nel gameplay Akiba’s Beat riesce a brillare, perché purtroppo si limita solo a copiare il sistema di combattimento tipico della serie Tales of, dimenticandosi del tutto dell’originalità presente nei capitoli precedenti.

Il parametro più importante durante il combattimento sono gli AP, ovvero punti che ci permettono di eseguire azioni, ma a differenza di altri giochi con un sistema di combattimento simile, in Akiba esauriti i punti azione – e di conseguenza la nostra combo – sentiremo una sorta di strozzatura davvero fastidiosa, che ci renderà impossibile eseguire azioni per diversi secondi. Questa caratteristica ci lascerà alla totale mercé dei nemici, non avendo a disposizione nemmeno la possibilità di spostarci nelle tre dimensioni, poiché anche muoversi richiede AP, motivo per cui fin troppe volte ci troveremo con lunghi tempi morti durante gli scontri, che spezzano il ritmo di gioco.

Una novità però esclusiva di Akiba’s Beat è l’Image Field , ovvero una modalità che ci permetterà di eseguire una serie infinita di “arti” e combo, permettendoci di obliterare letteralmente qualunque nemico ci si pari davanti boss compresi.

Un altro difetto abbastanza importante riguarda le missioni secondarie, che saranno solo una serie di dialoghi che ci porteranno da una parte all’altra della città per scoprire qualcosa in più sui nostri compagni di squadra, il che le rende, più che quest, semplici approfondimenti spesso superflui.

Akiba? Non proprio

Per quanto riguarda il lato tecnico Akiba’s essendo un prodotto low budget non riesce ad eccellere, ma nel complesso risulta abbastanza accettabile e godibile. Una cosa su cui invece non si può transigere è il trattamento riservato al più famoso quartiere giapponese, perché nonostante sia il cuore pulsante del gioco, risulta spoglio e piatto senza nessuna particolarità che ne ricordi la sua controparte reale rendendolo anche noioso da esplorare per colpa dei caricamenti posti alla fine di ogni sezione della mappa.

Sul comparto sonoro, a differenza del resto, si possono spendere solo elogi perché il doppiaggio sia giapponese che inglese risultano di ottima fattura e riescono a rendere la personalità, per quanto piena di cliché, dei personaggi. La colonna sonora, anch’essa di ottima fattura, raggiunge il suo apice con “Again” cantata dalle ClariS dopo la loro scomparsa dai riflettori diversi anni fa.