Oggi, per continuare il nostro viaggio alla ricerca delle curiosità del pokémondo, vedremo come, dopo l’enorme successo di Pokémon Rosso e Blu (Rosso e Verde in Giappone), vennero presentate le prime informazioni sulle nuove versioni Oro e Argento.
Nel 1997, un anno dopo l’uscita dei primi due titoli in Europa, Nintendo iniziò a mostrare le immagini dei nuovi giochi Pokémon appena entrati in cantiere, che allora ancora si chiamavano “Pocket Monsters 2: Gold & Silver”. Pensati per il Game Boy (no, non Color) e il Super Game Boy, sarebbero dovuti esser completati per la fine dello stesso anno… Ma la strada sarebbe si sarebbe rivelata molto lunga e piena di svolte inaspettate.
Sempre nel corso del 1997, al Nintendo Space World venne mostrata una demo della versione beta dei due giochi, che vi mostriamo qui sotto (al minuto 1:58 del filmato).
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=4de7uwhoOyYUna delle novità che Pokémon 2 avrebbe dovuto introdurre sarebbe stato lo skateboard, pensato come secondo mezzo di trasporto oltre alla classica bicicletta, ma che poi venne cancellato durante lo sviluppo delle nuove versioni. Lo skateboard avrebbe permesso ai giocatori, a detta di Nintendo, di accedere a nuove aree (concetto recuperato poi con la Bici Cross di Pokémon Rubino e Zaffiro).
I primi screenshot mostrano una palette molto semplice, proprio per il fatto che i titoli non erano stati pensati per il Game Boy Color, capace di ben altre meraviglie. Così come Pokémon Giallo, anche questi giochi sfruttavano diversi set di palette che cambiavano a seconda dell’area nella quale si trovava il giocatore.
Questa quassù è Silent Hills, la città “di partenza” di Pokémon 2. Notate qualcosa di strano? Forse i camini…
Una città forse poi trasformata in Violapoli o Amarantopoli (se non addirittura cancellata completamante).
Una successiva versione della città precedente. Si notino gli alberi, ormai quasi col loro design definitivo.
L’uso della mossa Surf nell’0verworld. Particolare come, al tempo, i mulinelli fossero disseminati un po’ ovunque, con lo scopo di fungere da ostacoli.
L’aspetto non ancora definitivo di un Pokémon Center. In alto a destra si può anche intravedere un primo esempio di Rovine d’Alfa.
Il Percorso 35, qui ancora senza cancellate e con qualche differenza rispetto al level design che conosciamo.
Fiordoropoli, con una prima versione della Torre Radio e della Stazione.
L’aspetto generale delle città non era troppo distante da quello della Prima Generazione, anche se possiamo accorgerci di una sfumatura giapponese assente nei primi episodi (pagode e cartelli).
Ma anche il rivale ha subito qualche modifica nel corso dello sviluppo dei giochi… Ecco qui un primo schizzo:
Molto meno minaccioso di quanto sarebbe poi diventato, non trovate?
A sinistra dell’immagine possiamo inoltre notare una prima versione della sequenza introduttiva e un proto-Ledyba.
I nuovi Pokémon introdotti sarebbero stati solo 100 (alcuni dei quali già mostrati nelle puntate dell’anime o nei lungometraggi), ma comunque vennero più e più volte modificati, a volte solo nel nome, a volte in maniera drastica.
Innanzitutto, vediamo gli starter.
Lo starter di tipo Erba chiamato Happa, a differenza dei suoi compagni di tipo Fuoco e Acqua, avrebbe poi ispirato il design definitivo del futuro Chikorita. Come quest’ultimo anche Happa era il numero 152 del Pokédex e, a quanto ne sappiamo, era possibile utilizzarlo nella demo del Nintendo Space World, dove veniva fornito al giocatore un esemplare al livello 8 che conosceva le mosse Azione, “Serene” e Parassiseme.
Honōguma, lo starter fuoco utilizzabile nella demo, era altresì al livello 8 e conosceva Braciere, Graffio e Fulmisguardo.
Kurusu, che invece occupava il posto di Totodile, era il numero 212 e sapeva utilizzare Ruggito, Pistolacqua ed Azione.
Erano stati inoltre presentati altri Pokémon, che ora vedremo nel dettaglio.
Bukū, che a quanto sembra era il prototipo di Qwilfish, pare molto differente dal suo “successore”, sia per la scelta dei colori che per il design. Il suo nome deriva da “fugu”, il termine giapponese che indica il pesce palla.
Pukū era invece catturabile nella versione demo durante la notte nell’area “Foresta”, ed era simile ad uno scoiattolo volante. Forse si trattava di un proto-Sentret.
Mostrati sempre nella versione giocabile del Nintendo Space World furono poi un certo Painter (probabilmente il nome provvisorio giapponese per Smeargle), di tipologia Normale, e Sunny (probabilmente un proto-Sunflora), catturabile ad ovest di Silent Hills. Sunny, a quanto sappiamo, imparava Parassiseme e Canto, ed era classificato come “Pokémon Fiore”.
Esisteva anche Eleking, del quale venne mostrato solo il nome nella schermata del nuovo Pokédex: forse si trattava solo della denominazione provvisoria per Elekid… o addirittura di un’evoluzione di Electabuzz (e quindi un proto-Electivire)!
E sappiamo che c’era anche Kage no Mushi, il cui nome è traducibile in qualcosa come “insetto ombra” e che fatalità si chiama come una tipologia di nemici di The Legend of Zelda: Twilight Princess, gli Insetti Ombra/Shadow Insects/Kage no Mushi.
Per finire erano stati presentati nella stessa occasione anche Netamon, che si poteva catturare ad ovest di Silent Hills, Yoroidori (menzionato in una finestra di dialogo attivabile accendendo il PC della stanza del giocatore), definito come “Un Pokémon di tipo Volante scoperto da poco e classificato come Acciaio”, il che farebbe di lui un probabile proto-Skarmory e poi PōkA, Animon, Aqua, Aquaria e Ikari, dei quali venne mostrato solo il nome nel Pokédex.
Inoltre, sulla copertina del numero 14 della rivista MicroGroup Game Review (1997) facevano bella mostra di sè due allenatori accompagnati da dei Pokémon. Sicuramente avrete riconosciuto Tyranitar, qui ancora con un aspetto non definitivo. Gli altri due, di cui non sappiamo nemmeno il nome, paiono un proto-Hitmontop (con caratteristiche però parecchio simili alla linea evolutiva Cleffa-Clefairy-Clefable), e una tartaruga, poi forse recuperata nella Quinta Generazione con Tirtouga.
In seguito, vennero presentate anche le versioni beta di altri Pokémon che passarono poi, tramite alcune “revisioni”, ai giochi definitivi, si tratta di Girafarig, qui con un design che sottolinea con efficacia il suo nome palindromo, e Marill (di colore rosa!).
Tuttavia, il 1997 terminò senza che Pocket Monsters 2: Gold & Silver uscissero nei negozi. La data d’uscita venne temporaneamente ritirata e le cose parvero calmarsi fino ai primi mesi del 1998, quando i giochi vennero riannunciati con il nome Pocket Monsters Gold and Silver. E questo fu più o meno tutto per quell’anno.
Nel 1999 finalmente il sito ufficiale Nintendo mostrò delle nuove informazioni sui due giochi: venne confermata l’uscita per giugno dello stesso anno e, per la prima volta, si parlò del Game Boy Color come console che avrebbe fatto girare Oro e Argento.
Furono inoltre mostrati alcuni artwork di Ken Sugimori:
E numerose scene di battaglia con, per la prima volta in un gioco Pokémon, degli sprite a più colori.
Anche se, come potete vedere, il genere dei mostriciattoli non era ancora mostrato a schermo.
Venne resa pubblica anche un’immagine che dimostrava l’apparizione di un Togepi selvatico:
Il nuovo Pokédex, ormai dotato del suo design definitivo, mancava tuttavia ancora di alcune opzioni (“ZONA”, “VERSO”, “STAMPA”, l’impronta e il numero del Pokémon):
A seguito del rilascio di Pokémon Oro e Argento, alcuni appassionati hanno inoltre, nel corso degli anni, trovato nel codice dei giochi definitivi numerose tracce di elementi provenienti dal processo di sviluppo.
Ma di questo ci occuperemo un’altra volta.