Oggi vediamo quello che di rado succede: un personaggio importante nell’industria dei videogiochi quale è Enric Alvarez, direttore di Mercury Steam, lo studio di sviluppo dietro Castlevania: Lords of Shadow 2, risponde direttamente e senza mezzi termini ad un giornale videoludico molto famoso, Edge, e alla valutazione che ha dato dell’ultimo titolo prodotto dal suo gruppo.
L’intervista originale è avvenuta in spagnolo su Eurogamer Spain e ne sono stati riportati degli stralci in inglese da VG24/7. Mi dispiace di non parlare spagnolo e di non potere quindi andarmi a studiare la versione integrale, ma posso almeno riproporvi in italiano la parte inglese, che sono convinto sia già di per sé ricca di spunti.
Quando gli viene chiesto se crede che il voto dato da Edge (4/10) al gioco possa avere influenzato altri siti, Alvarez risponde:
Questo è un altro problema serio. C’è un numero ridotto di media là fuori che stabilisce le tendenze e poi altri che li seguono non si azzardano a distaccarsi troppo. Anche il primo LoS, che ha un 85 su Metacritic, ha ricevuto dei brutti voti da alcuni siti importanti, eppure alla fine il voto che si è preso è stato molto buono.
È vero che Edge aveva apprezzato il primo gioco ma che non ha apprezzato questo altrettanto. Penso anche che quello che è successo sia terribilmente ingiusto. Bisogna essere ciechi o stupidi per dare un 4/10 ad un gioco con questo livello qualitativo. Con un 4/10 la gente pensa che si tratti di un giocaccio mal realizzato, un titolo con grossi problemi di programmazione, con meccaniche di gioco che non funzionano e con una grafica orrenda. Se fossi un recensore questo lo saprei benissimo, e non penso che LoS2 meriti un voto da gioco del genere.
Sulla stampa in generale:
Cerco di pensare positivo dopo aver letto certe cose. Sono felice che ci siano persone che scrivono di giochi invece che realizzarne. Devo accettare questo fatto, altrimenti farei un altro lavoro. Ma ci sono anche persone a cui è piaciuto il gioco. Ogni gioco è un lavoro complesso, e a volte credo ci sia una mancanza di professionalità nella stampa videoludica, che dovrebbe giudicare le cose per quello che sono e non per quello che vorrebbe che fossero.
Sono d’accordo che, alla fine, si tratti di un’opinione, e ogni opinione va rispettata, ma non confondiamo un’opinione con una recensione. La recensione tratta l’oggettivo, l’opinione il soggettivo. Si può dire “Mi piace il rock ma odio l’opera”, e questa è un’opinione, non una recensione. Se dovessi recensire il Don Giovanni non avrei idea di da dove cominciare, e questo onestamente è qualcosa che alla stampa videoludica manca. Un sacco delle persone che recensiscono giochi non sono all’altezza dei giochi che recensiscono.
Questo è un problema perché influenzano le decisioni di acquisto della gente, e influenzano anche le opportunità che hanno gli sviluppatori, perché viviamo in un mondo che semplifica l’informazione e classifica gli sviluppatori secondo il loro voto su Metacritic. Non fraintendetemi, però: ci sono alcune persone molto brave che scrivono di giochi, a prescindere dalla loro opinione.
Sto parlando di persone molto brave che, ad esempio, distrussero il primo LoS. Non si tratta di avere ragione o torto, si tratta di parlare di quello di cui si deve parlare. Quando in una recensione dici che le texture o la engine non sono il massimo, o che il gameplay non è all’altezza, devi sapere di cosa parli. Non puoi semplicemente dire “Non mi è piaciuto, e visto che non mi piace è brutto”, perché questo è incredibilmente arrogante.
Questo è quanto. Di sicuro c’è dell’altro nella pagina spagnola originale, ma penso che basterà e avanzerà questa parte per scatenare delle reazioni incrociate, soprattutto da parte dei siti che hanno dato un voto molto basso a Lords of Shadow 2 e che quindi si sentiranno tirati in causa.
La mia opinione sulla vicenda? È molto semplice.
Sul gioco, non ne ho una definitiva: non l’ho giocato. Anche se… da quello che ho fatto nella demo e quello che ho visto in giro capisco perfettamente il senso del discorso di Alvarez, e non fatico ad immaginarmi che abbia ragione.
Sul resto… difficilmente avrei potuto spiegare meglio il mio stesso pensiero.
Spaventosamente spesso leggo recensioni che non cercano di capire il gioco, ma di adattarlo a schemi artificiali che esistono solo nella testa del recensore. È indiscutibile, mai come oggi la stampa non fa attenzione a dei fatti oggettivi – perché nei videogiochi CI SONO elementi oggettivi – e preferisce attaccarsi troppo a pareri non meglio giustificati su elementi che semplicemente nell’economia del gioco per come una mente normale la recepisce non hanno tutta quella importanza, giustificandosi poi con un: “è un’opinione, le opinioni non si discutono”. Facciamo che la tua opinione la dici al bar, non sul posto di lavoro dove da quello che decreti dipende il lavoro di altre persone, perché così è un po’ troppo facile.
Questo È STATO un caso imbarazzante per parte della stampa, comunque la si voglia girare, perché ha dimostrato come diversi giornalisti possano facilmente farsi trascinare sull’onda dell’entusiasmo, salvo poi scoprire – ooops – che forse non hanno esattamente fatto centro, e spesso senza neanche il coraggio di assumersi le responsabilità di quello che hanno detto.
Fino al giorno prima Lords of Shadow 2 sembrava destinato ad un voto molto alto, e man mano che continuava ad uscire materiale questa convinzione si confermava sempre di più. Poi il giorno dopo è arrivato Edge che se n’è uscito con un 4, stupendo tutti, al punto che tanta gente diceva “il solito Edge, deve sempre esagerare”. Solo che poi magicamente le recensioni di siti anche molto grandi hanno iniziato a prendersela pesantemente con alcuni elementi negativi del gioco trascurando altrettanto bellamente quelli indiscussamente positivi e senza cercare di tratte un bilancio globale della situazione.
Il che sarebbe ancora normale, se il gioco fosse veramente brutto. Come ho detto, io non l’ho giocato, ma ne ho visto dei gran pezzi. Ci sono delle parti mediocri, ma sono parti molto piccole, e tutto il resto è come minimo sopra il buono, motivo per cui anche a voler essere molto stretti sotto ad “abbastanza buono” è materialmente impossibile scendere. Accidenti, l’ho fatto di nuovo: ho pensato come una persona normale. Fattostà che gli utenti dannano 8 e passa su Metacritic a Lords of Shadow 2 a fronte di un circa 6 “ufficiale”, tirato verso il basso da altri cinque 4/10 secchi oltre a quello di Edge e altrettanti 5/10.
Il giornalista, quando recensisce in anteprima, è in una condizione strana: sa che quasi nessuno a parte lui conosce il gioco, quindi non ha ancora idea di quale sarà un eventuale “parere comodo” su cui appoggiarsi. Evidentemente tanta gente si è fidata che la strada segnata da Edge potesse imporsi. Ma, qualunque poi si delinei come strada maggioritaria, mi spieghi a cosa serve che tu recensisca un gioco se ti basi su tutto fuorché sul gioco stesso?!
È da qualche mese che ho sempre più l’impressione che il giornalismo videoludico si stia tramutando nell’altra faccia di quello cinematografico, che giustifica voti e premi ai film in base alla calibratura delle luci sul fondale in quelle tali scene che “cita” il tale regista cecoslovacco degli anni ’70 che nessuno ha mai sentito nominare o per “lo scorcio creato su un’epoca”, il tutto senza curarsi di dettagli marginali del tipo se il film è ben scritto, piacevole da guardare e se crea atmosfera. E qui parlo da persona che ha avuto la sfortuna di conoscere di persona almeno parte di quell’ambiente.
Ognuno alla fine ha – o dice di avere – le proprie ragioni per uscirsene con voti discutibili, ma la base del problema è un’altra: queste persone non parlano la mia lingua di normale videogiocatore per passione verso i videogiochi. Se da recensore il tuo giudizio è completamente all’opposto di quello di nove persone “normali” su dieci che hanno qualche vaga conoscenza di quel genere, c’è qualcosa che non va. E il problema non possono essere le persone “normali”, perché sono appunto normali. Il che fa per definizione di te l'”anormale”, e ti mette ancora una volta per definizione nella condizione di non poter giudicare a nome di tutti.
Invece di dire “la tua opinione”, poniti delle domande. È leggermente più costruttivo.