GameBack

La prima impressione non è la chiave: Kingdom Hearts

Benvenuti in questo speciale natalizio targato GameBack. Dal 1° al 24 dicembre, come se fosse una sorta di “calendario dell’avvento”, pubblicheremo ogni due giorni una puntata di questa piccola rubrica,  in cui ogni redattore di GameBack, a turno, parlerà del “videogioco che gli ha cambiato la vita” e ha acceso in lui la passione per l’arte videoludica.
Vi ricordiamo, inoltre, di lasciare un commento inerente all’articolo, in modo da poter partecipare al contest natalizio che stiamo organizzando sulla nostra pagina Facebook e la nostra stanza su Ludomedia (le regole del contest si trovano qui).

Quando si chiede a qualcuno di parlare del proprio vg preferito o più significativo, si sentono storie del tipo “l’ho acquistato per caso ed è stato subito amore”… Nel mio caso invece no! Ma andiamo con ordine… dobbiamo tornare con la mente al buon vecchio 2002, quando scoprii che l’allora Squaresoft (ora Square-Enix) e Disney stavano lavorando a un vg per PlayStation2 dal titolo “Kingdom Hearts”.

Se pensate che due cose belle insieme ne facciano una ancora migliore, vi invito a provare le patatine fritte con la cioccolata, e capirete il mio punto di vista quando nel vetusto 2002 di cui sopra incappai per puro caso nella rivista che potete vedere nella foto. Si trattava in pratica di un periodico completamente dedicato all’avvento di Sora & Co. nel nuovo titolo SquareSoft: potete ben immaginare l’hype devastante che mi ha preso nel vedere le immagini in-game di quello che sarebbe poi stato uno dei miei vg preferiti… Per capire quanto questa rivista abbia cronicizzato la mia hype, dovete sapere (e mi sento molto vecchio nel raccontarlo) che quando io entravo nel magico mondo della pubertà internet era ancora appannaggio di pochi eletti (di certo non di uno sbarbatello delle medie residente in campagna), perciò le informazioni sui titoli in uscita si potevano avere solo dalla tv o dalle riviste. Insomma, ecco il primo motivo per cui KH ha cambiato il mio modo di intendere i vg: è stato il primo titolo a crearmi un’hype pazzesca!

 

 

Galeotta fu la rivista…

 

Tempo alcune settimane, e arrivò finalmente la possibilità di acquistarlo dopo aver accumulato mance e spiccioli vari: non vi dico la gran delusione quando, appena arrivato a casa, ci giocai e… scoprii che non mi piaceva! Scena da facepalm: si trattava del mio primo “action” (avevo giocato seriamente solo Pokémon Argento prima di allora), e anche semplici quest come “vai a prendere il tale oggetto” mi sembravano incredibilmente complicate, con quel strano sistema di puntamento. Le dinamiche dei giochi action mi erano ancora decisamente sconosciute, e anche il non saper mai cosa fare e dove andare non mi facilitava il compito. Inoltre, i dialoghi e le cutscene erano semplicemente infiniti, e per l’allora impaziente me si trattava di sopportare e sopportare…

Ricordo ancora lo stupore di fronte al primo boss/tutorial: chi di voi si ricorda Darkside?

 

Beware of the Heartless!

Si trattava di un enorme “Heartless” (i “nemici”) con un foro gigantesco a forma di cuore sul petto. Immaginatevi catapultati dagli sprite del GameBoy Color a una grafica incredibile (per allora, ovviamente!), come se non bastasse su grande schermo!

Dopo un inizio burrascoso, devo dire che entravo sempre più nelle nuove meccaniche, ed è stato allora che mi sono “convertito”: l’esplorazione dei nuovi mondi diventava sempre più estesa e remunerativa, e le nuove abilità (come il salto doppio e la possibilità di “fluttuare”) aprivano sempre nuove possibilità di esplorazione; la storia poi… non parliamone: alla mia reticenza iniziale per le cutscene si sostituì presto un animato interesse, lo stesso che si può provare per una storia interattiva o un cartone animato. Certo, alcuni mondi mi creerebbero problemi forse ancora oggi (ho ancora un tetro ricordo dei confusionari livelli della balena di Pinocchio), ma è stato proprio grazie a KH che ho potuto maturare una certa “sensibilità” (chiamatela come volete) per il level design dei vg che ho affrontato poi in futuro, nel bene e nel male. Ecco il secondo motivo per cui KH mi ha conquistato: mi ha messo di fronte a un mondo che era più grande di me, una sorta di parco giochi interattivo in cui diventare sempre più abile a sterminare orde su orde di temibili heartless. Per non parlare poi della Fortezza Oscura! Chiunque l’abbia affrontata sa quanto questo mondo sia complicato rispetto a tutti gli altri, e allo stesso tempo fortemente evocativo con le sue musiche e il suo level-design.

 

Ogni volta che rivedo quest’immagine, associo la melodia di pianoforte introduttiva… e voi?

Lungi da me affermare che si tratti di un gioco perfetto: le meccaniche a finestre durante i combattimenti erano incredibilmente scomode, e le evocazioni (tutto sommato inutili) erano difficilissime da utilizzare per colpa della macchinosa navigazione dei menù tramite levetta analogica destra… Non a caso, nel secondo capitolo furono apportati numerosi miglioramenti, incrementando tra l’altro anche la velocità di gioco. Si tratta comunque di caratteristiche che ho notato solo in seguito: allora per me esisteva solo la continua scoperta di novità all’interno del gioco, e KH mi teneva decisamente occupato in questo senso: i colpi di scena erano all’ordine della partita, e una volta raggiunta la fortezza oscura, che credevo essere la fine dell’avventura, venni felicemente smentito… ma qui si sfocia nello spoiler, e mi odiereste se continuassi a raccontare!

Si tratta ovviamente di sole considerazioni personali, ma mi spiace almeno in parte l’andamento che la serie ha avuto negli ultimi anni: a parte due capitoli “ufficiali”, tutti gli altri titoli usciti sono stati secondari (per quanto graditi), quasi a voler spremere fino all’osso il marchio. Speriamo che nel futuro imminente, con il terzo capitolo “già” in lavorazione e una collection HD appena uscita, la storia possa procedere e stregarci come ha già fatto in passato.