Symphony of the Goddesses

Lo scorso 24 aprile il sogno dei fan italiani di The Legend of Zelda è finalmente diventato realtà. Dopo quasi quattro anni dalla strepitosa apertura dell’E3 che celebrava il 25° anniversario della serie e apriva la strada al tour internazionale Symphony of the Goddesses, il concerto di musica sinfonica è finalmente approdato anche in Italia, al Teatro Arcimboldi di Milano.

Ovviamente, da brava amante della serie, avevo già riservato il mio biglietto con largo anticipo, fiondandomi sul sito all’apertura delle prenotazioni a dicembre. E per quattro lunghi mesi ho atteso con trepidazione, sognando il 24 aprile…

Symphony of the Goddesses

Hype intensifies

Finalmente arriva il grande giorno, e dopo qualche ora di treno giungo a Milano, dove mi sono data appuntamento con altri tre amici venuti da metà Triveneto per lo stesso motivo: il concerto che aspettavamo da anni!

All’albergo c’inquadrano subito: «Siete qui anche voi per Zelda, giusto?». Milano (per lo meno nella zona vicino al teatro) è stata letteralmente invasa da fan venuti da mezza Penisola per la primissima data italiana. E infatti…

Appena scesi in strada quella sera ci incontriamo coi primi fan: ragazzi e ragazze della nostra età vestiti con semplice eleganza e… ovviamente qualche piccolo tocco zeldiano. Magliette, spille, collane: piccoli accenni alla nostra passione comune che ci gonfia di orgoglio mentre percorriamo il lungo viale alberato di Viale dell’Innovazione.

Dopo qualche minuto ecco uno spiazzo: al nostro fianco compare dal nulla il teatro, come fosse un dungeon.

 

La piazza subito davanti è già animata, con colleghi videogiocatori che stringono nuove amicizie e chiacchierano tra loro.

Entrati nel teatro, scopriamo dove si sono cacciati tutti gli altri: altro che ritardatari! Erano tutti dentro! E s’incominciano a vedere i primi cosplayer: un originalissimo Running Man/Uomo sempre di corsa di Ocarina of Time e una coppia Link e Zelda che ci lascia veramente a bocca aperta!

Dopo qualche minuto (e dopo aver recuperato un po’ di merchandising) ci accomodiamo ai nostri posti e… la magia comincia.

Symphony of the Goddesses

L’emozione si sente ancora anche solo rivedendo questa foto.

L’orchestra, guidata con maestria da una direttrice estremamente somigliante alla Principessa di Hyrule (non è che magari si stava prendendo una pausa dai tanti rapimenti?), apre il concerto con l’ormai classica Overture: un antipasto di quanto ci attende in quel meraviglioso viaggio attraverso le melodie della serie.

Una breve introduzione del Producer di Symphony of the Goddesses, ed ecco la prima sorpresa: Shigeru Miyamoto appare in video e ci parla di come le melodie di Zelda si siano evolute nel corso degli anni, passando dai rudimentali suoni del Famicom/NES a vere e proprie composizioni orchestrali, sempre più capaci di trasportarci anche musicalmente nelle lande di Hyrule e dintorni.

Finito l’intervento del Maestro, le luci si alzano di nuovo sull’orchestra e l’atmosfera… inizia a scaldarsi, letteralmente: gli archi iniziano a dettare un ritmo rapido e sempre più deciso, e presto fiati e percussioni corrono a dare man forte. Siamo in pieno deserto, tra sabbia bollente e un vento spietato: siamo nella Gerudo Valley!

Conclusa quest’emozionante tappa nella patria del nostro arcinemico ci fiondiamo in battaglia, spinti dai fiati e dalla grancassa: le melodie di alcuni dei Boss della serie si susseguono con energia, passando da un classico King Dodongo per arrivare a Gayla/Molgera e Fraaz/Bruciaghiacci.

Ma è tempo di guardare al presente: lentamente, il tema di Clock Town/Cronopoli inizia a riempire l’Arcimboldi e i ricordi dei giocatori vanno a Termina e al suo destino terribile, ai suoi abitanti indimenticabili e alla sua profonda simbolicità. Il mio primissimo Zelda! Quanti ricordi!

Nemmeno il tempo di tirare un sospiro di nostalgia che veniamo trasportati a Lorule. Alla torre di Yuga, per l’esattezza. La musica, dapprima cupa e strisciante, si fa sempre più piena, con corni e trombe che vanno ad affiancarsi a contrabbassi e viole, in un crescendo di epicità.

Dopo una cavalcata del genere, però, ci vuole una pausa, ed Eiji Aonuma compare sullo schermo per parlare di una caratteristica della serie che ho sempre adorato: ogni episodio di Zelda ha un suo intorno, un suo tema specifico. E per quanto un giocatore scavi quel titolo in profondità, il senso di avventura e di scoperta si rinnoverà a ogni nuovo capitolo.

Inizia quindi anche il nostro viaggio nei diversi mondi di questa saga straordinaria, e dopo un Mito della Creazione che ci narra musicalmente delle origini della Triforza, arriviamo alla Hyrule più amata di sempre, alla Hyrule di Ocarina of Time. Dopo i brividi della fuga di Zelda e del nostro primo faccia a faccia con il Re Gerudo, ci accoglie la dolce melodia della schermata di apertura. Ma la pelle d’oca torna prepotente al tema dell’overworld: una vera e propria cavalcata sulle emozioni del passato mentre sullo schermo si avvicendano luoghi e personaggi che hanno fatto la storia del primo Zelda tridimensionale e che sono rimasti nei cuori di moltissimi giocatori.

Dopo aver rivissuto ancora una volta la battaglia finale con Ganondorf e aver detto addio alla nostra amica (mentre l’orchestra accenna al tema di Majora’s Mask, in linea con la timeline), passiamo di qualche centinaio di anni più avanti in un altro ramo della complessa storia della Triforza. Le arpe e i flauti c’introducono a un clima più rilassato, più… marittimo. Siamo arrivati all’Isola Primula, con la brezza del mare che ci scompiglia i capelli.

Issiamo la vela e navighiamo tutti assieme sulle note del Great Sea, cullati non soltanto dalle onde poligonali che compaiono sullo schermo, ma anche dalla perizia degli ottanta e più elementi dell’orchestra.

Dopo l’emozione delle battute finali, le luci in sala si riaccendono, facendoci tristemente notare che siamo già a metà della nostra avventura musicale.

In moltissimi ne approfittiamo per svuotare la nostra Piazza Mii: i 3DS presenti sono così tanti che anche mentre raccolgo i pezzi dei puzzle il led verde dello StreetPass lampeggia all’impazzata.

Qualche chiacchiera coi vicini, un’occhiata ai cosplayer in platea (con un Ganondorf di Wind Waker che svetta tra la folla) e lo spettacolo ricomincia. Ma prima di abbassare le luci alcune persone salgono sul palco: si tratta di una rappresentante di Nintendo Italia e alcuni giornalisti. Nintendo ha infatti deciso di indire una competizione per il migliore cosplay femminile e maschile presente. La giuria, composta da tre giornalisti, ha scelto di premiare un Link e una Hilda davvero molto belli. Una coppietta di fidanzati, tra l’altro. Link riceve il premio e, mentre Hilda ringrazia, lo solleva sulla testa con il classico movimento dei suoi alterego in pixel e poligoni.

Symphony of the Goddesses

I vincitori!

Il concerto riprende e, dopo un breve intervento di Koji Kondo che parla della capacità della musica di trasmettere grandi emozioni (abilità che i presenti in sala non possono che sottoscrivere), le due arpe intonano il tema della Fairy’s Fountain, con un nuovo arrangiamento che stupisce tutti.

«E Twilight?» bisbigliano alcune voci preoccupate dopo lo scroscio di applausi. Anch’io temo ormai che non riusciremo a sentire quei pezzi meravigliosi, ma…

L’orchestra ci prende di sorpresa e il coro accompagna Link che cavalca al tramonto. Il movimento di Twilight Princess si conferma ancora una volta tra i più coinvolgenti del concerto, con i 24 elementi del coro che scandiscono il ritmo deciso della Piana di Hyrule e l’atmosfera soffocante della battaglia finale.

Ormai pensiamo tutti quanti che i movimenti dedicati ai singoli giochi siano terminati, quando accade l’imprevisto e anche i temi di A Link to the Past giungono alle nostre avide orecchie. Il Castello di Hyrule ci accoglie con una sonorità metallica indescrivibile: sembra quasi di sentire i cavalieri marciare su e giù per i corridoi nelle loro pesanti armature. Salviamo Zelda, ci precipitiamo all’esterno affettando cespugli e nemici e giungiamo infine nel Dark World. Ganon è a pochi passi e la battaglia tra le percussioni e i fiati si fa terribile, fino a calmarsi al cospetto della Triforza finalmente libera dalla minaccia del tiranno.

Sullo schermo appare di nuovo il mare e tra noi pensiamo che forse riusciremo anche a sentire le magnifiche note di Link’s Awakening, troppo poco spesso presente nella scaletta del tour. Purtroppo Milano non è così fortunata, ma la Dragon Roost Island riesce comunque a consolarci, con ottavino e flauti che volteggiano sul ritmo degli archi.

Miyamoto ricompare a schermo, seguito da Aonuma e Kondo. Ringraziano tutti noi giocatori per aver deciso di vivere assieme a loro un’avventura durata quasi 30 anni e affidano all’orchestra il compito di accompagnarci negli ormai ultimi metri della nostra altra avventura (musicale) di stanotte.

Majora’s Mask torna ancora una volta con alcune tra le più importanti melodie dell’Ocarina. Apre il corteo la Song of Healing. Una scelta molto appropriata, vista la lieve tristezza che inizia ad attanagliarci. Segue poi la Song of Time, e mai quanto ora vorremmo tutti che avesse effetto anche nel mondo reale! Conclude il pezzo la Oath to Order, ancora più imponente e maestosa del solito grazie all’impegno del coro e dell’orchestra.

Gli applausi si protraggono a lungo, mentre la direttrice d’orchestra saluta il primo e il secondo violino. «È finito», dico tra me e me, ancora incantata dalla forza delle note di questa notte.

Ma l’orchestra non abbandona ancora i posti.

La direttrice rientra e riprende in mano la bacchetta, pronta a ricominciare. E l’orchestra ci fa un bellissimo regalo d’addio: il tema principale di Skyward Sword.

Questa volta è davvero finita, e l’intero teatro esplode sotto gli applausi del pubblico. Due, cinque, dieci minuti: non sappiamo più quanto tempo sia passato dall’ultima nota, ma sappiamo tutti che questa sarà una notte che non dimenticheremo mai.

Symphony of the Goddesses

Agh! Ce lo saremmo portati via per ricordo, ma serviva ancora per lo spettacolo del giorno dopo! Ci siamo dovuti accontentare di una foto.

Daniela Rizzo
Videogioco da... sempre! Ho iniziato infatti a soli due anni su un MSX2, quando i giochi erano davvero tostissimi. E niente continue o password! Quanti Game Over, ragazzi! Ho poi scoperto Nintendo, e da quando mi hanno regalato un Game Boy Color non sono più tornata dal Mondo dei Funghi (o da Johto, o da Hyrule... beh, fate vobis!). Forse proprio perché ho iniziato su giochi già "vecchi", ho sempre nutrito una grandissima passione per il retrogaming: quando sento una melodia a 8 bit, mi sento sempre un po' archeologa! La mia serie preferita? The Legend of Zelda, che domande!

2 Responses to “Symphony of the Goddesses a Milano: noi c’eravamo!”

  1. Daniela ha detto:

    ^ ^ Grazie a te!

  2. Oni ha detto:

    un’esperienza unica :D grazie per l’articolo dettagliato!

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