VG24/7.com ci regala uno dei più patetici esempi di "giornalismo videoludico" a memoria d'uomo

Uncharted 4 corda

Non so neanche bene come definire questo mio pezzo, esattamente come non saprei come definire l’articolo originale a cui si riferisce. So soltanto che quello che ho appena letto su VG24/7.com mi ha lasciato a dir poco sconcertato.

Prima di andare oltre, ci tengo a precisare che per quanto io sappia VG24/7.it, la redazione italiana legata allo stesso dominio internet, opera in maniera del tutto indipendente dalla sua controparte internazionale, ed è estremamente improbabile che sia coinvolta in qualsiasi modo o a qualsiasi livello in questa vicenda.

 

 

In un, uhm… editoriale? uscito oggi Patrick Garratt, uno dei responsabili di VG24/7.com, spiega per filo e per segno cosa lui e alcuni suoi “collaboratori” hanno vissuto durante la sessione a porte chiuse per la stampa di Sony all’ultima Paris Games Week.

Non ci sarebbe nulla di strano, se non che l’articolo non è incentrato sui giochi mostrati, ma sul fatto che l’intero staff di VG24/7 presente si sia premurato di fumare buone quantità di “erba brutale” prima di prendervi parte, apposta per poi riferire l’esperienza (indubbiamente unica) di assistere ad un incontro con gli sviluppatori in uno stato di coscienza alterato.

 

L’articolo è scritto in maniera molto confusa, con periodi brevi, una strana attenzione a dettagli inutili e sezioni praticamente incomprensibili – difficile dire se si tratti di un espediente consapevole per cercare di catturare joycianamente “l’atmosfera del momento”, o se più semplicemente in sede di stesura del testo Garratt fosse ancora più di là che di qua -, ma sta di fatto che tutto questo è sbagliato su così tanti livelli che non so neppure da dove cominciare.

 

 

Anche lasciando perdere gli aspetti legali (il possesso di marjiuana è proibito in Francia e punibile con fino ad un anno di reclusione – e dubito molto questo volesse essere un atto dimostrativo pro-legalizzazione) e quello che immagino avrebbe da dire Sony a riguardo, è evidente non solo come un articolo simile non aggiunga nulla alla nostra industria, ma che siamo davanti ad un patetico tentativo di creare una controversia o di appellarsi alla peggior pochezza mentale delle persone.

O almeno lo spero, perché se così non fosse Garratt sarebbe semplicemente un completo idiota. E, in effetti, il fatto che stia praticamente trollando la sua stessa sezione commenti, scrivendo cose come “ti amo” o “trovo divertente quando la gente pensa di potermi dire come scrivere” in risposta a varie critiche ricevute, obbliga a vagliare anche questa possibilità.

 

Ad ogni modo, ci tengo soprattutto a fare presente come ci stiamo allontanando sempre di più dallo scopo stesso dell’avere un giornalismo videoludico, e stiamo progressivamente trasformando l’informazione in un grottesco spettacolo di varietà in cui a nessuno importa più davvero di niente.

Il motivo per cui queste persone hanno ricevuto un accesso privilegiato ad un evento ufficiale è perché il loro lavoro dovrebbe consistere nell’informare il pubblico e nel fornire un parere professionale sull’industria che sono chiamati ad analizzare. Di sicuro non per dare vita ad un pietoso teatrino del degrado, finalizzato a fomentare dodicenni e completi allocchi a battibeccare su principi di cui non capiscono neppure il significato, o anche solo a trascinare a fondo la discussione verso il minimo comune denominatore di una bravata da liceali.

 

Non voglio dedicare ancora troppo tempo a questa vera e propria offesa al significato della nostra professione e all’intelligenza di chi legge un giornale videoludico; ma più passa il tempo, più mi devo necessariamente chiedere quanto sia davvero rimasto da offendere, in entrambi gli ambiti.

Nel momento in cui si inizia a seguire il pagliaccio che fa più ridere, invece che la persona che dimostra di capire di cosa si parla, tutto quanto va a catafascio. E spingere volutamente verso questo limite è il peggior disservizio che si può fare a tutti coloro che sono davvero interessati ai videogiochi in quanto tali.

Lorenzo Forini
Sono nato a Bologna nel 1993, videogioco da sempre, e da sempre mi ha affascinato l'idea di andare oltre al solo giocare, di cercare di capire cosa c'è nascosto in ogni titolo dietro al sipario più immediato da cogliere. Se i videogiochi sono una forma d'arte, forse è il caso di iniziare a studiarli davvero come tali.

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